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Quando mi è arrivato l’invito per la degustazione comparata di nove diverse bottiglie di Bianchello del Metauro, non potevo rifiutarmi o tirarmi indietro. L’invito mi è arrivato grazie al progetto Bianchello d’Autore, che riunisce 9 cantine storiche per la tipologia di vino, con l’intento della valorizzazione e diffusione dell’unico vino che ha sconfitto un esercito!

Ti ricordi che ho già parlato del Bianchello del Metauro poco tempo fa? Hai ragione perché ho già raccontato della degustazione fatta al Vinitaly 2019!

Ho degustato i Bianchello del Metauro del progetto Bianchello d'Autore

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Detta così so che può suonare strana o incredibile da credersi, ma la realtà è proprio questa: si narra che durante l’invasione di Annibale e delle proprie truppe, arrivati all’altezza del Metauro, vennero sconfitti grazie al vino. Dai, non è difficile da capire: gli allora abitanti della zona ( gli antenati dei marchigiani di oggi ) fecero in modo che le truppe nemiche potessero trovare ingenti quantità del loro vino e si ubriacassero, in modo da perdere la guerra! 

Ti stai chiedendo se sia vera la storia del Bianchello del Metauro raccontata da Tacito? Io non c’ero per verificare, tu nemmeno, quindi prendiamola per buona!

https://youtu.be/Lpe7Tofyjfw

Albaspino 2017 di Villa Ligi – Pergola (PU)

Naso schietto, diretto e di buona espressione aromatica, pur senza eccedere in spiccate sensazioni fruttate. Mi porta nitide le erbe aromatiche ed i tocchi floreali freschi. Ha una buona spinta speziata, mai invasiva, così come colpisce per una traccia agrumata, nel solco di pompelmo e susina bianca. Mi piace la vena minerale con cui chiude nel finale.

Bella la densa sapidità che porta al palato, così come il ricordo delle erbe aromatiche che cercano di dare impatto tondo e ben impressivo alla bocca. Ritorna il ricordo di susina bianca, del pompelmo e la salivazione densa che lo caratterizzano per vari secondi. Buona persistenza di gusto, anche se non amplissimo nella portata. Beverino!

Campioli Superiore 2017 di Fiorini – Barchi (PU)

Il colore assume tonalità più cariche e spostate al dorato. Al naso ha profumi che ricordano toni più corpulenti e con frutti che portano una polpa maggiormente matura. Ricorda ananas, oltre ai già citati agrumi, ma è bella anche l’espressione floreale della zagara e il ricordo finemente oleoso del bergamotto. Affascinante nella sua portata olfattiva, attira per larghezza di profumi e buona complessità. Elegante.

Bocca asciutta e secca nel gusto, dove arriva il citrino portato dal pompelmo, insieme a buona freschezza e sapidità ad alti livelli che puliscono il palato, rendendolo fine e ben predisposto agli abbinamenti gastronomici. Mi piace la persistenza e la pienezza di gusto: è un Bianchello del Metauro da bere in abbinamento a piatti importanti.

Bianchello del Metauro Giglio Di sante

Giglio 2016 di Cantina Di Sante – Fano (PU)

Il colore pieno e di buon impatto cromatico fa capire l’età e lascia una buona traccia dorata. Al naso dimostra l’evoluzione del frutto maturo e quasi essiccato, in un contesto sulfuereo che si fa notare. Arriva l’elegante nota floreale secca che riporta a foglie di thè verde, mimosa e piccoli ricordi di frutta secca nel finale. Ammalia con la sua eleganza olfattiva, pur dimostrando l’evoluzione passata in bottiglia.

In bocca è ancora vivo, quasi scattante in salivazione e con buona sapidità densa e limacciosa. C’è la vena agrumata che riempie il palato, ma che non riesce a nascondere una buona salivazione e la sempre presente mineralità. Il gusto è fine, forse non lunghissimo, ma di buon livello finchè presente al palato. Finale iodato.

 

I primi tre Bianchello del Metauro hanno fatto centro: ognuno a modo loro ma sempre in modo tipico e personale!

 

Borgo Torre 2017 di Claudio Morelli – Fano (PU)

Mantiene tonalità di colore abbastanza cariche nella cromaticità, virando su contorni dorati di bella lucentezza. Al naso mi coglie sorpreso per quel ricordo di mandorla dolce e di erbe aromatiche che tanto mi ricordano alcune sfumature dei Vermentini liguri. Sento una nespola carica e piena di sapore, poi una pesca gialla matura e ottimi ricordi minerali che virano nuovamente su accenni di zolfo. Magari non è elegantissimo al naso, ma sa il fatto suo.

Entra al palato con buona carica citrina, perdendo però il contatto con la salivazione a favore di buona sapidità e pulizia di bocca. Torna l’amaricante impattante della mandorla a caratterizzare il gusto che è di buona finezza generale, anche se manca la salivazione continua. La persistenza al palato non è male, sopratutto grazie al ricordo della polpa fruttata che mi dà pienezza. Vino di corpo e da godersi ora.

San Leone 2017 di Cignano – Fossombrone (PU)

Si torna verso una cromia di colori più leggera e meno densa dove la vena dorata ha meno peso. Al naso è fine e delicato nel portare i profumi, ma non per questo meno personale. Mi piace la sua mineralità e la traccia nitida e precisa della mandorla, inserita in contesti fruttati più essiccati e meno polposi. Percepisco un sentore tostato, ma resta comunque fine senza invadere in modo fin troppo personale. Chiude con buoni ricordi di fiori secchi, anche qua connotati di ricordi di bergamotto e camomilla. Minimi sentori lievitati nel finale.

In bocca è carnoso, vivo e di buon impatto salivante e citrino. Ha una buona freschezza e lo dimostra portando vari secondi di salivazione, oltre ad un ingresso amaricante che accompagna la freschezza per tutta la sua durata. Mi colpisce anche la sapidità, più delicata di altri, ma non per questo meno presente. La bocca è secca, asciutta e fine. Ottima eleganza.

Brecce di Tufo 2016 di Il Conventino – Monteciccardo (PU)

Il colore assume la tonalità più carica e cromaticamente più compatta di quelli finora degustati: è un dorato carico che quasi vira su sfumature ambrate. Al naso dimostra una tenuta al tempo inferiore agli altri vini, manifestando difetti ossidativi che pregiudicano la degustazione. Non me la sento di lasciare un’impressione su una bottiglia fallata: purtroppo capita!

Al palato il vino avrebbe piacevolezza, pur in un solco di densità fruttata ed evoluzione che non nascondo il percorso di deviazione dal giusto mantenimento. Davvero un peccato che il tappo non abbia retto, rovinando il vino, visto che la salivazione e spalla acida sono ancora presenti.

 

Anche la seconda batteria di 3 Bianchello del Metauro non delude! Dai, c’è tanta sostanza in quelle colline.

 

Bianchello del Metauro Bruscia Lubac

Lubac 2016 di Bruscia – San Costanzo (PU)

Mi piace al naso, perchè è fine e delicato nell’approcciarsi pur concedendo un ampio spettro di profumi e senza perdere in compostezza. I frutti sono ancora freschi, pur dimostrando un’evidente ricorso polposo, e rientrano nel giro di susina e pesca gialla, oltre a minimi ricordi di mango. Ha una buona vena erbacea che alleggerisce il carico fruttato, bilanciando la loro pienezza e dando equilibrio al naso. Ritrovo mandorla fresca come erba essiccata.

In bocca mantiene una piacevole salivazione, quasi impetuosa in ingresso e con variazioni agrumate di buona intensità. Lla sapidità che lascia segni indelebili nel palato, facendo capire la stazza della sua portata. Mi piace la finezza, dove nulla è mai troppo per rovinare la degustazione. Duraturo e persistente nel gusto!

Campodarchi Oro 2016 di Terracruda – Fratte Rosa (PU)

Al naso dimostra complessità ed evoluzione, frutto di un affinamento in legno che ha donato maggiore ampiezza olfattiva. Si sentono minimi ricordi tostati che portano sentori di frutta secca e poi lasciano passare buccia essiccata dell’arancia, pesca gialla ben matura, tracce di fieno e ginestra, prima di lasciar spazio al pepe bianco ed alla vaniglia. Ha personalità e non passa per banale, nonostante perda in intensità per dare spazio all’ampiezza dei profumi.

Si dimostra più carico e pieno di quanto facesse intendere al naso, portandomi tutta quella carica fruttata che mi è mancata. Continua a farmi salivare e lascia una buona sapidità generale a tutta bocca. Ci sono ricordi tostati ed essiccati anche in bocca, rendendola pulita e asciutta nel finale. Mantiene una buona finezza, nonostante un ricordo del legno forse un pò accentuato. Comunque è un ottimo Bianchello del Metauro!

Bianchello del Metauro Campodarchi di Terracruda

Piandeifiori 2015 di Mariotti Cesare – Montemaggiore al Metauro (PU)

Il colore non dimostra l’età, ma si sente al naso l’evoluzione in bottiglia: i profumi sono più complessi ed evoluti rispetto agli altri Bianchello del Metauro. Non c’è evoluzione in legno, però i frutti si presentano al limite della surmatuazione, in un contesto di pietra focaia e minima ossidazione che rendono l’olfatto di sicuro interesse. Mi riporta alla mente il fieno essiccato e l’infuso di erbe officinali. Non si può dire fine, ma ha retto con onore il passare del tempo.

Al palato percepisco la maturazione del gusto, il calore alcolico e la densità della polpa. C’è una buona vena sapida, ma è presa nella morsa del calore per cui non esprime quanto vorrebbe. Morbidezza e una minima oleosità contrastano la freschezza, peraltro ancora presente e mai doma. Ha ancora da raccontare, nonostante il tempo sia passato e che quello a disposizione per stupire scada a breve. Bevilo ora e ne sarai ancora contento!

Lunga vita al Bianchello del Metauro!

 

di MORRIS LAZZONI

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1 Luglio 2019. © Riproduzione riservata