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Quando ho ricevuto la chiamata di Davide Zoppi, patron della cantina Cà du Ferrà, sapevo che poteva uscirne qualcosa di interessante. L’invito alla serata di presentazione delle sue nuove annate e la visita del giorno successivo in vigna e cantina era l’occasione giusta per buttare uno sguardo oltre il “confine spezzino” e capire come venisse il Vermentino sulle colline di Levanto.

In realtà conoscevo già uno dei vini prodotti da Davide, assaggiato all’Anteprima del Vermentino dei Colli di Luni: era il Luccicante 2018 che aveva ben figurato anche in confronto ai “cugini” dell’altra sponda spezzina. Se vuoi buttarci uno sguardo, ti lascio sotto il link all’articolo!

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In modo del tutto sincero ammetto che sono un pò in ritardo con l’articolo su Cà du Ferrà, visto che gli avvenimenti di cui ti parlo risalgono a un paio di mesi fa. La prima parte del 2019 è stata densa di eventi, degustazioni, manifestazioni e consulenze per cui qualche articolo ne ha risentito sui tempi di uscita. Mi perdoni?

 

Appuntamento la sera al Palmaria Restaurant di Portovenere

Davide è un ragazzo di stile e lo intuisci anche per la location scelta per l’evento, il Palmaria Restaurant di Portovenere, ospitato all’interno del Grand Hotel Portovenere. Ora non è per tirarmela ( non so il tipo ), ma devo dire che essere ospite in una location simile ha sempre un grande effetto: ti lascio una foto scattata dalla terrazza, così ti rendi conto della meraviglia che potevo ammirare poco prima di cena!

Presentazione delle nuove annata di Cà du Ferrà a Portovenere

Foto dalla terrazza del Palmaria Restaurant di Portovenere

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So che mi starai odiando dopo questa foto, ma il mio lavoro consiste anche in questo. La location era incantevole: l’evento si è svolto in primavera e le temperature un pò più basse di quelle di questi giorni ( Luglio 2019 ) non hanno comunque impedito di godere di una vista meravigliosa sulla baia di Portovenere!

L’organizzazione della serata ha messo in programma anche una degustazione delle annate 2018 con presentazione congiunta tra Davide Zoppi, Marco Rezzano ( presidente di Enoteca Regionale della Liguria ), Mirko Cavalli ( Miglior Sommelier del Vermentino 2018 ) e i due enologi dell’azienda: Barbara Tamburini e Vittorio Fiore. Che platea!

 

Ho degustato in anteprima i vini di Cà du Ferrà e ho capito subito di avere di fronte dei purosangue!

Credo che ci siano alcuni aspetti del vino che sono soggettivi ed altri oggettivi, oppure più assimilabili ad un comune riconoscimento. Che i vini di Cà du Ferrà siano ben fatti, fini ed eleganti è un fatto assodato e che molti possono riconoscere. Questo è stato il sentimento principe della serata, in cui tutti gli invitati ( esperti del settore e semplici appassionati ) hanno potuto constatare la qualità dei vini provenienti dalle vicine colline di Levanto e dalle Cinque Terre.

Conferenza di presentazione dell'annata 2018 di Cà du Ferrà

In foto da sinistra: Marco Rezzano, Barbara Tamburini, Davide Zoppi, Vittorio Fiore e Mirko Cavalli

Le parole degli enologi Barbara e Vittorio danno ancora più lustro al lavoro di Davide, confermando che a Cà du Ferrà la ricerca della qualità prima di ogni altra cosa è un pallino inamovibile. Le parole scorrono e raccontano gli aneddoti della vita di vigna e cantina, compresa l’immediata complicità e sintonia creatasi da subito nel team.

C’è sempre stata la volontà e la capacità di portare a termine un obiettivo grande quanto un sogno, ma cercato e programmato da Davide già agli albori del suo progetto. In effetti basta incontrarlo una volta per carpire modi di fare e dialettica proprie di chi ha avuto un percorso di studi di livello alle spalle. Dopo l’abbandono della carriera giuridica Davide ha ricominciato in una dimensione più ristretta e bucolica, per portare avanti l’eredità dell’azienda di famiglia.

I 4 vini di Cà du Ferrà

La sua è stata una scelta consapevole e ben decisa che oggi non fa rimpiangere nulla di quanto fatto e creato in passato. Non conoscevo Davide prima, nei periodi in cui era a Milano e studiava ma vederlo parlare oggi della sua azienda, con estrema gioia e naturalezza, mi fa capire quanto la felicità non sempre passi da una vita scintillante e da guadagni economici assurdi, quanto dal sentirsi felici, appagati e realizzati come essere umano.

Grazie per il tuo insegnamento!

 

Ecco qualche nota di degustazione delle annate 2018 di Cà du Ferrà

Se ti stavi preoccupando che non parlassi di vino, eccoti subito accontentato. Questi sono i miei appunti di degustazione riguardanti i vini bevuti quella sera, ma prima di continuare è giusto farti una precisazione.

Da quel giorno sono passati più di due mesi per cui, assaggiando oggi i vini, potresti trovarli ancor meglio di come traspare dal mio racconto. Le nuove annate hanno bisogno di una sosta in bottiglia, in modo da affinare ulteriormente: nel momento in cui scrivo ( Luglio ) tutti i vini avranno sicuramente migliorato le proprie caratteristiche rispetto al giorno della loro presentazione.

Bonazolae 2018 – Bosco, Albarola e Vermentino 

Profumi belli e invitanti, ampi e ben diretti a voler impressionare, sempre con attenzione a rendere il vino fine e di bella delicatezza. È coerente anche all’assaggio, pur dimostrando un’onda continua di tocco citrino e freschezza. Mi resta la sensazione di una buona polpa fruttata, un tratto salino marcato e poi lunghezza nel gusto e nel ricordo dei sapori.

Luccicante 2018 – 100% Vermentino

All’Anteprima dei Colli di Luni ho avuto una buona impressione: confermo le impressioni avute a Marzo, aumentando il giudizio dovuto ad una migliore situazione del vino. Là era stato appena imbottigliato, mentre qua ha già alle spalle un paio di mesi di vetro. Ha struttura, finezza, bel piglio personale, pur restando dentro contorni di eleganza che difficilmente si trovano nei vermentini liguri. Mandorla, agrumato, sale e persistenza sono le sue caratteristiche migliori!

‘Ngilù 2018 – Sangiovese, Merlot e Ciliegiolo

È il vino dedicato ad Angelo, nonno di Davide, che racconta come i nonni fossero soliti bere questo vino in vigna, gustandosi il panorama offerto dalle colline di Levanto. Ogni sorso sembra riportarti ai quei momenti, non cerca la grande struttura ma vuole essere piacevole, immediato e di grande bevibilità. Al naso è un concentrato di ricordi fruttati, mai banali e ben uniti a tocchi speziati, mentre in bocca un calice richiama l’altro. La piacevolezza sta di casa, quindi preparati a farti sorprendere dalla sua spontaneità.

Gamma dei vini di Cà du Ferrà

ADESSO TOCCA ALL’INTRAPRENDENTE DI CÀ DU FERRÀ: è l’unico vino di Cà du Ferrà che non proviene dai vigneti delle colline di Levanto, ma da quelli di Riomaggiore che hanno un’eta dai 50 ai 70 anni. L’annata 2017 è stata prodotta solo in 442 bottiglie, quindi è un privilegio poterlo assaggiare: nonostante sia prodotto come uno Sciacchetrà, non può essere definito tale perché vinificato fuori dal territorio delle Cinque Terre.

L’intrapredente 2017 – Bosco, Albarola e Vermentino

Comunque ciò non toglie che la qualità ci sia, esattamente come negli altri vini degustati finora. Il tocco che mi fa piacere è la non eccessiva dolcezza percepita, sia al naso che al palato. Anzi al naso prevalgono tabacco affumicato, miele di castagno, fichi secchi prima ancora della trama candita dei frutti. Al momento dell’assaggio non mi aspetterei di trovare così tanta acidità e freschezza a sostegno di una densità cremosa, mista a dolcezza, che timbrano con identità l’assaggio del vino. La bocca resta sì morbida e patinata, ma anche con finale leggermente acidulo e salivante nel solco di una più che lunga persistenza dolce.

 

E ora tutti a cena sulla terrazza del Palmaria Restaurant di Portovenere

Dopo la presentazione e la degustazione dei vini siamo passati a cena, continuando a gustare i vini di Davide abbinati alla piacevole cucina offerta dallo chef. Lo stile culinario ha interpretato in chiave moderna alcuni elementi della cucina ligure, abbinandoli ai vini di Cà du Ferrà, in un bilanciamento di profumi e sapori che hanno raggiunto una bella armonia.

Risotto e vini di Cà du Ferrà

Risotto al profumo di zafferano, riduzione di fiori di zucca e tartare di gambero

Il risotto era fatto veramente bene e l’abbinamento con il Luccicante 2018 è stata una garanzia di soddisfazione. Eleganza tono su tono tra piatto e vino per creare un dualismo vincente!

 

Rombo e vino rosso di Cà du Ferrà

Drama di rombo con verdure glassate al profumo di salmoriglio

Ecco un altro abbinamento riuscito tra il vino rosso di Cà du Ferrà e un rombo davvero ben cotto e gustoso, grazie anche al contrasto con le verdure volutamente croccanti. L’Ngilù si fa bere molto bene anche a temperature di servizio più basse e si adatta con personalità e piacevolezza ad esaltare un pesce simile.

Anche gli altri piatti erano ben fatti, sia gli appetizer che il dolce. Non vedrai le foto perché ero troppo intento a chiaccherare in modo piacevole con le altre commensali del mio tavolo. Che devo dire? Sono un ragazzo fortunato, lo ammetto!

Foto ricordo della cena di Cà du Ferrà

In foto: Davide in primo piano, il sottoscritto e le mie compagne di cena

È arrivato il tempo dei saluti al Palmaria Restaurant con annesso panorama di Portovenere in notturna! La serata è andata via veloce, vista la giusta atmosfera e l’elegante location. Ora seguo Davide e Giuseppe che mi accompagneranno all’agriturismo di Cà du Ferrà: arrivato lì potrò dire buonanotte, contento e felice dopo una serata estremamente piacevole!

NOTA: vorrei ringraziare anche Cristina Raso, responsabile Comunicazione e Marketing del Palmaria Restaurant di Portovenere, per la perfetta organizzazione dell’evento e della cena. Complimenti!

 

Il giorno dopo si va subito in vigna sulle colline di Bonassola

Arriva a prendermi per le 9 del mattino al suo agriturismo e partiamo per un breve giro di Bonassola, in direzione della ciclabile panoramica che collega il paese a Levanto e Framura. Sarà che sono legato alla Liguria, vista la mia vicinanza geografica ( abito a Carrara, ultima città della Toscana ), ma credo che ogni angolo della Liguria sia bello e affascinante. Anche le Colline di Levanto non si sottraggono a questa regola, nonostante siano meno famose rispetto alle vicine Cinque Terre, Portovenere, Lerici o Tellaro.

Vista fuori dalla camera dell'agriturismo Cà du Ferrà

Questo piccolo eden mi aspettava al mattino fuori dalla camera dell’agriturismo

I racconti di Davide partono dalle origini di Bonassola di cui si sono rinvenute tracce già dal VII secolo, nonostante abbia conosciuto la fama sotto il dominio della Repubblica Genovese dal XVI secolo in poi. Le colline di Levanto colpiscono la mia attenzione, soprattutto quando saliamo in collina per arrivare ai vigneti di Cà du Ferrà. C’è un bel tratto da fare in macchina per arrivare alla cima della collina, in cui i vigneti si spingono fino all’invidiabile altezza di 400 metri sopra il livello del mare.

https://youtu.be/1Ltj84doFLA

Se ti stai chiedendo il significato del nome Cà du Ferrà, c’è una spiegazione anche per questo. Era così chiamata la “casa del fabbro”, che ferrava i cavalli  che transitavano nella via di commercio. La strada collegava la zona di Bonassola con l’entroterra per il trasporto di sale e cereali, molti nella Valle dei Molini, di cui oggi puoi notare i resti di alcuni rimasti più o meno intatti.

Cà du Ferrà significa “casa del fabbro”, in cui un tempo si ferravano i cavalli che passavano per il trasporto di sale e cereali

In un ambiente così pieno di storia e natura va da se che l’attenzione al rispetto ambientale attuato da Cà du Ferrà sia fondamentale. Passeggiando nei vigneti ti accorgi subito dell’integrazione uomo/natura, anche grazie alla perfetta commistione che si è creata tra la parte naturale e quella coltivata.

 

Lo spettacolo che vedo dai vigneti racconta quanto sia bella la Liguria

Io e Davide camminiamo un paio d’ore nelle vigne, salendo tutti i dislivelli dei vari terrazzamenti. La Liguria è così: un pò ruvida, a tratti ostica e quasi inospitale, ma poi ti riempie la vista e il cuore grazie alla fatica ed al sacrificio che devi fare per conquistare le sue colline!

Sembra che i vigneti a Bonassola di Cà du Ferrà nascano su di una paleofrana, uno smottamento del terreno dalla collina vicina, che ha creato un’ampia piana lineare e digradante verso il mare, conferendo due vantaggi. Il primo è l’unificazione del terroir su cui sono stati piantati i vigneti, mentre il secondo è a la maggiore comodità di lavorazione e gestione rispetto a molti altre zone della Liguria. Non male direi!

La paleofrana dove si trovano i vigneti di Cà du Ferrà

Questa vista vale lo sforzo di arrivare sulla cima della collina

Mi preme ricordare il rispetto di questa meravigliosa natura che spinge Cà du Ferrà ad avere tutti i vigneti certificati con il regime biologico. Vengono attuate pratiche di sovescio, ogni tre anni concimano con stallatico di cavallo, coltivano le more ( circa 250 piante ) vicino ai vigneti. La biodiversità è tenuta viva, anche grazie alla presenza delle api, che trovano il loro habitat nelle arnie poste alle spalle del vigneto.

Il racconto della storia vola via e Davide non manca di sottolineare la bella vista dai suoi vigneti durante le giornate più chiare e limpide. Da lì infatti si possono vedere l’Isola d’Elba, Livorno ma anche Menton in terra d’Oltralpe! Quel giorno la foschia ha impedito tale meraviglia, ma non stento a credere alle sue parole!

 

Una chiave del progetto di rinnovamento di Cà du Ferrà è la riscoperta del Ruzzese

Intanto chiariamo eventuali dubbi sulla natura della parola Ruzzese: sto parlando di un vitigno, per cui non sono andato fuori tema con l’articolo. Ora che ti ho tolto l’ultimo dubbio sull’etimologia della parola, sei pronto per sapere che il Ruzzese è un vitigno conosciuto già nel 1500? Papa Paolo III Farnese era solito bere il Ruzzese passito nel quale amava intingere i fichi secchi di Framura, località adiacente a Bonassola, ancora oggi conosciuta per la coltivazione dei fichi.

Nuovo impianto del vitigno Ruzzese nei vigneti di Cà du Ferrà

Nuovo impianto del vitigno Ruzzese nei vigneti di Cà du Ferrà

 

Quindi il Ruzzese è a tutti gli effetti un vitigno autoctono a Bonassola, come raccontava Sante Lancerio, il bottigliere al servizio di Papa Paolo III.

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Mi ha sorpreso la conferma dell’immediato adattamento del Ruzzese sui propri terreni: evidentemente la memoria genetica della pianta è come se avesse “riconosciuto” il proprio habitat, ambientandosi molto più velocemente di come farebbe un’altra specie. In più è un vitigno che ben si adatta all’appassimento, come dimostrato fin dai tempi di Papa Paolo III: chissà che Davide non possa pensare in futuro ad un passito da Ruzzese! L’acquolina inizia già ora!

Prendo spunto dal Ruzzese per farti ragionare sul fatto che in Italia abbiamo ancora centinaia di vitigni da rivalutare e portare all’attenzione del grande pubblico: può essere la nostra salvezza come paese leader nel mondo del vino. L’ho già espresso altre volte in altri articoli oppure nei social: magari un giorno dedicherò un pezzo all’argomento.

Io sono e sarò sempre dalla parte di coloro che puntano sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni per elevare e rendere ancor più nobile la produzione italiana. Il patrimonio genetico vinicolo in Italia è una grande risorsa, un’opportunità unica che altri paesi non hanno: non perdiamo tempo e investiamo sul nostro futuro!

 

Finito il giro in vigna andiamo in cantina

La cantina non è vicina ai vigneti, dista un paio di chilometri da fare in macchina, una volta scesi a piedi dalla collina. È piccola ma davvero ben curata e pulita, requisito fondamentale per creare vini di grande eleganza e finezza. Diffida amico mio da quei produttori che hanno cantine sporche e poco curate: inevitabilmente tutto ciò inciderà nel vino, ricordalo.

Davide Zoppi nella cantina di Cà du Ferrà

La visita della cantina è veloce, meno invece le ultime chiacchere con Davide e Giuseppe sullo stato di forma dei loro vini e della regione in generale. Finora la Liguria si è nascosta all’interno dei propri confini duri e difficili da coltivare, ma è adesso il momento per far conoscere all’Italia e al mondo le bellezze naturali, vinicole e alimentari che ci sono!

Dico arrivederci a Davide e Giuseppe di Cà du Ferrà

So che non sarà semplice, ma i presupposti per fare cose di gran livello ci sono. Cà du Ferrà ne è un esempio che spero possa essere di aiuto per altre realtà simili.

Forza Liguria e grazie a Davide e Giuseppe per la loro calorosa accoglienza!

 

di MORRIS LAZZONI

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12 Luglio 2019. © Riproduzione riservata