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CHABLIS + CHARDONNAY = BINOMIO PERFETTO

” Esistono assonanze nel mondo del vino nate da tempo e difficili da smontare. Come dire Chardonnay e pensare subito allo Chablis. È un binomio quasi matematico, la cui fama è stata conquistata sul campo di decenni di prodotti di grandissima qualità. Vediamo uno Chablis relativamente economico, ma di interessante qualità”

Chablis 2014 Joseph Drouhin Vaudon

COSA È UNO CHABLIS?

Domanda lecita, no? Soprattutto visto che parliamo di un vino straniero. Innanzitutto individuiamo la zona geografica di competenza. Siamo in Francia e fin qui credo fosse facile comprenderlo. Lo Chablis proviene dallo Yonne, una zona della Borgogna, ma distaccata dal corpo centrale di quel territorio in cui nascono alcuni tra i migliori vini del mondo. Romanée-Conti vi dice qualcosa?

Cartina Borgogna con Chablis

Nella mappa si vedono le cinque diverse zone vinicole della Borgogna. Lo Yonne, da cui proviene lo Chablis, è una di quelle, la più lontana dal cuore che va da Dijon fino a Macon. Una zona grande come la sua fama nel mondo.

Nello Chablis esistono quattro differenti tipologie, che identificano altrettanti gradi di “qualità” del vino stesso. Si inizia con lo Petit Chablis, che si trae dalle zone più alte delle colline. Dopo di che arriva lo Chablis, che prende le zone scoscese ed un inizio di pianura. Mentre nelle zone più pianeggianti e di migliore qualità si hanno le due denominazioni Premier Cru e Grand Cru.

Cambiano anche i periodi di invecchiamento in bottiglia che, nel caso del Grand Cru, possono arrivare anche a 15/20 anni. Insomma, una grande zona dalle splendide potenzialità. Altrimenti non saremmo qua a parlarne come una delle più vocate per la coltivazione dello Chardonnay, giusto?

UNO CHABLIS PER CAPIRE LO CHARDONNAY

Non viviamo più la frenesia da Chablis che si respirava negli anni 70, ma è pur sempre una tipologia di riferimento nel panorama mondiale. Per tradizione lo Chablis viene affinato in acciaio. L’eventuale durata negli anni non è frutto di un passaggio in legno, quanto delle naturali doti del terroir e delle uve. Ma come è possibile che un vino affinato in acciaio e in bottiglia abbia una vita così lunga? La grande acidità espressa dallo Chardonnay dello Yonne riesce a fare anche questo.

Stufe nello Chablis

Visto che se n’è parlato molto nei mesi scorsi, questi sono i tradizionali focolari nei vigneti. La zona dello Chablis, a cavallo del 48° parallelo, è solita subire forti gelate. I viticoltori lo sanno e usano dei fuochi, in mezzo ai filari, per scaldare i vigneti. Anche in Italia abbiamo avuto problemi con le gelate. Perché non copiare queste soluzioni dai nostri cugini d’Oltralpe?

AGGIORNAMENTO: volevo solo dirti che ho degustato anche un altro Chablis. Ora finisci pure di leggere questo articolo e dopo ritorna qua per la prossima degustazione!

ANCHE DA GIOVANI GLI CHABLIS SONO INTERESSANTI

Passo in degustazione e subito mi accorgo che il giallo paglierino è il classico esempio da manuale. Se cercate un benchmark con cui confrontare la varie gradazioni di giallo paglierino, eccolo qua. Poi si presenta al naso con classe e compostezza, colpendo nel segno della mia curiosità.

Ha un taglio elegante, ma glamour al tempo stesso: è contemporaneo ma non dimentica la sua tradizione. Non vuole impattare sulle narici, mentre non riesce a nascondere una complessità di sentori che rispettano il lignaggio e la nomea.

Quindi arrivano mela, pesca bianca, agrumi e un accenno finale di banana: insomma, tradizione pura e semplice. Si apre ancora, ma quasi timido con camomilla e acacia, mentre in fondo ecco il tratto distintivo di pietra focaia, meno caratterizzante, però, di come vorrebbe la tradizione dello Yonne.

In un secondo momento mi giungono un lieve principio di burro e qualche nota di frutta secca: ma non sono loro i protagonisti dell’olfatto. È il momento che lo Chablis 2014 di Joseph Drouhin cambi registro e lo fa quando lo sento al palato.

IL BELLO ARRIVA ADESSO

Chablis 2014 Joseph Drouhin Vaudon

In bocca abbandona i modi garbati che ha mostrato al naso. Entra ben secco, senza punte di eccessivo calore dati anche i 12,5 gradi di tenore alcolico. Ma dove fa la differenza è alla voce sapidità e freschezza: dopo vedremo che saranno anche altri i valori di alto livello.

Ritorna la nota fruttata che sembra avere un grado di maturazione più elevato di quanto percepito al naso. Infatti la carica citrina va perfettamente a braccetto con quella freschezza esplosiva che invade ogni angolo. La freschezza è invadente, immediata e dura molti secondi, conferendo solo che bella piacevolezza.

Sembra strano ma anche alla voce morbidezza è inevitabile riconoscere un pregio. Ovvio che l’acidità, complice della grande freschezza, sia molto più elevata. Ma sarà per quel lieve ricordo burroso che ritorna anche in bocca, ma un giusto grado di morbidezza in questo chablis è presente.

Per essere precisi, però, la vera prima donna è la sapidità, che ci ricopre la bocca come un unguento. Vedi che la pietra focaia dello Chablis, in un modo o in un altro, prima o poi si fa notare? Non posso però dimenticare la persistenza, la vera sorpresa di questa degustazione.

Ma prima faccio un elogio a come il vino si muove in bocca. E’ un corpo unico, un tutt’uno con sensazioni distinte ma ben amalgamate, che alzano il livello di soddisfazione. Non è un cavallo di razza, e nessuno lo pretende, ma compie il suo dovere perfettamente in linea con le sue qualità. È anche elegante e fine, segno che sa come dimostrarsi coerente tra naso e palato.

MI LASCERÀ UN BEL RICORDO

Chablis 2014 Joseph Drouhin Vaudon

Sicuramente mi ricorderò la piacevolezza nel bere questo Chablis. Spesso si crede che un vino debba essere tra i migliori 100 al mondo per entusiasmarci oppure costare molti soldi, ma non è così. Un vino può lasciare un bel ricordo anche quando ha le carte in regola per un buon rapporto qualità/prezzo ed essere identificativo della tipologia.

Nel caso della 2014 di Joseph Drouhin la persistenza è  superiore alle attese ed è la caratteristica che mi ricorderò di più. Mi ha lasciato per molti secondi il ricordo di agrumi, mela e banana oltre alla sapidità patinata, tipica del terroir di provenienza.

Insomma questo chablis a fine degustazione ci viene a chiedere un giudizio, mostrando quel sorrisetto beffardo di chi sa di valere. È un vino furbo che lascia la parte migliore per il finale. Ha fatto bene, se serviva per non farmi dimenticare la sua grande persistenza!

Info: JOSEPH DROUHIN | www.drouhin.com

di MORRIS LAZZONI

VinoperPassione

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4 Giugno 2017. ©  Riproduzione riservata