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Una villa del XVI secolo sovrasta tutta la tenuta, sorvegliandola con la propria bellezza e custodendo segreti di tradizione secolare. Tutto intorno un giardino all’italiana, vigneti e boschi a perdita d’occhio. Questa è Varramista: 400 ettari di pace, relax e grande vino!

Villa Capponi Fattoria Varramista

 

La grande bellezza di Fattoria Varramista

Rubo il titolo al grande film di Sorrentino per raccontare quello che si prova quando si varca il cancello della Fattoria di Varramista a Montopoli Val d’Arno, in Toscana, posta tra Pontedera e San Miniato. La sensazione di “pompa magna” si prova, ma al tempo stesso si sente pace e serenità, grazie a un ambiente naturale che vuole infondere relax alla vista ma anche allo spirito.

La villa che vedi in foto risale al 1589 e fu creata come avamposto fiorentino contro il dominio di Pisa. Fu commissionata da Gino di Neri Capponi, potente politico fiorentino, divenuto primo governatore di Pisa nel 1406 in seguito alla conquista da parte di Firenze. La villa e il podere rimasero di proprietà della famiglia Capponi fino alla fine dell’800, quando contava addirittura 1200 ettari di estensione.

Fattoria Varramista e Villa Capponi

La grande novità si ha nel 1953 quando la famiglia Piaggio, noti industriali del motociclo, comprarono la tenuta dalla famiglia Farinola ( parenti dei Capponi ), in seguito al trasferimento da Genova a Pontedera dell’azienda di famiglia. L’impianto della villa è rimasto uguale nel corso dei secoli, quasi a testimonianza del ruolo di custode della tenuta Varramista, che si estende fiera, tra vigneti, campi e boschi a suggello delle meraviglie nascoste al suo interno.

 

La villa di Varramista ha un fascino inviadiabile! Dall’alto si governa la visione del grande giardino all’italiana. Unica!

 

Il giardino all’italiana che è in fronte alla Villa è una gioia per gli occhi: è un complemento perfetto per l’architettura costruttiva e nobilita tutto l’insieme. È stata teatro anche di grandi cerimonie, come il matrimonio tra Antonella Bechi Piaggio ed Umberto Agnelli e quello del figlio di Umberto, Giovanni Alberto Agnelli: sono questi forti legami tra le due potenti famiglie industriali che hanno creato Fattoria Varramista come la conosciamo oggi.

Un grande merito infatti va dato a Giovanni Alberto Agnelli per aver creduto nel potenziale dell’azienda e nella decisione di puntare sul Syrah, come vitigno icona dell’azienda e novità per la produzione toscana.

 

Vista di Villa Capponi a Fattoria Varramista

 

Scelte di rottura oppure legame con la tradizione?

Giovanni Alberto Agnelli sceglie la tenuta Varramista come residenza stabile fin dai primi anni 90, visto che lavorava stabilmente nell’azienda di Pontedera. L’erede designato del gruppo Fiat amava il vino e vide prima di altri il potenziale inespresso di Fattoria Varramista. Ancora oggi sulle pareti degli uffici ci sono le sue foto ed i suoi ricordi, a segno indelebile che il segno lasciato da “Giovannino” non può essere facilmente cancellato.

Nel 1996 sposa Avery Howe all’interno della tenuta, ma l’opera di conversione alla qualità dei vigneti di famiglia era già iniziata. Ovviamente Giovanni Alberto Agnelli aveva bisogno di una spalla che seguisse il progetto, con l’intenzione di rivoluzionare la produzione vinicola di Fattoria Varramista. Trova un alleato fidato nellex enologo di Ornellaia, Federico Staderini, che comincia a credere nella possibilità di fare del Syrah di Varramista un grandissimo vino!

 

Selfie a Varramista

 

Nel 1995 vengono reinnestati i nuovi vigneti di Syrah e inizia il lavoro di ricerca delle qualità voluto da Giovanni Alberto Agnelli, parallelamente al reinnesto dei vigneti di Sangiovese nell’anno precedente. L’idea non era strana visto che le condizioni del luogo in cui sorge Varramista creano un teatro ambientale dalla particolarità unica.

Il bosco che circonda la villa e gran parte dei vigneti è composto anche da abeti bianchi, unici nel genere e complici del clima diverso che caratterizza la tenuta: qua la temperatura media è anche di tre gradi inferiore rispetto alla città di Pontedera. Anche il vento è un attore principale delle vallate e dei vigneti di Varramista: è sempre presente e cerca di allietare anche le calde temperature estive.

 

Varramista è un’isola felice incastonata in un recinto fatto di pace e scenografia da film!

 

Due cantine, una nuova e una storica

Barricaia di Fattoria Varramista

 

Oggi Fattoria Varramista può contare su due cantine, divise per destinazione e uso. Nella più antica e storica sono contenute le barrique, che nei secoli hanno preso il posto dei cavalli, visto che tempo fa in quegli ambienti risuonava il rumore dei loro zoccoli. Sono ambienti intrisi di storia e con un clima ideale per la conservazione del vino, data la bassa temperatura e l’alta umidità di cui ci si accorge facilmente guardando le pareti.

Il cru Varramista infatti affina circa 15-16 mesi in barrique prima di andare in bottiglia in cui rimane per qualche anno prima della commercializzazione. In tutto questo tempo vuole solo calma, riposo e un’ambiente ideale di conservazione. Il fascino di questi ambienti è unico, per la storia che conservano e per la semplice bellezza che mostrano agli occhi dei visitatori.

Non è da meno neppure la cantina di affinamento, in cui sono contenuti i serbatoi di acciaio inox che servono per la vinificazione. Sono unici nel loro genere perchè creati su misura in funzione dello spazio e delle misure della cantina. La camera superiore è utilizzata per le uve che arrivano dopo la diraspatura e contiene fino a 52 ettolitri, mentre la camera sottostante ( da 37 ettolitri ) si usa per il mosto.

 

Tino di acciaio di Varramista

 

La differenza di capacità segue il calo fisiologico dovuto alla resa delle uve. Generalmente fatti 100 hl di mosto si producono 70 hl di vino: ecco perchè nella foto vedi la differenza di capacità dei due tini. A Fattoria Varramista curano molto il percorso di fermentazione e vinificazione: ad esempio effettuano fino a tre rimontaggi giornalieri, oppure fanno delestage per rompere il cappello delle vinacce e permettere una corretta estrazione della materia del vino ed una corretta ossigenazione.

 

Capisco che sono termini tecnici difficili. Ma una soluzione per capirli meglio c’è! In questo articolo parlo di come si fa il vino! Leggilo se vuoi capire meglio i concetti di cui ho parlato prima.

 

Degustazione verticale di Varramista, il cru da Syrah

 

Finalmente è arrivato il momento! Sono troppo curioso di capire quanto quello che ho visto e ho sentito si possa ritrovare nel vino. So che le basi di qualità ci sono, visto anche che Fattoria Varramista fa una produzione limitata, intorno alle 45 mila bottiglie.

Verticale Varramista

 

Ho tre annate di fronte a me: 2002, 2004 e 2005 dello stesso vino pur con differenti uvaggi. Oggi il Varramista, cru e vertice della produzione aziendale, è un Syrah in purezza ma lo è solo dal 2004, da quando si è deciso di premiare il Syrah a scapito del Sangiovese. Ovviamente puntare sul Syrah è stata la svolta, sia di coraggio che di qualità: come ti ho detto prima l’enologo Federico Staderini e Giovanni Alberto Agnelli credevano che quest’uva potesse dare enormi soddisfazioni. Come posso dargli torto? La loro lungimiranza è più che confermata, pur a distanza di vari anni dalle prime vendemmie.

Varramista 2002 – Sangiovese 80% e Syrah 20%

La 2002 è ancora un’annata in cui il Sangiovese faceva la voce grossa, prendendosi l’80% del totale e lasciando solo il 20& al Syrah. Ecco perchè mi accoglie subito un deciso tono ematico al naso, con accenni di cuoio e tabacco nero che rinforzano la potenza, lasciando arrivare anche un principio di etereo: eucalipto, fine sentore di cera ed una connotazione alcolica ben integrata ai frutti macerati e sottospirito.

Sento prugna, confettura di frutti di bosco che sono ben oltre il giusto grado di maturazione: non rovinano però la carica olfattiva, figlia di una veste signorile, forse un pò troppo in là con gli anni. Resta fine al naso, nonostante l’evoluzione, così come è rotondo, pieno e abile a portare avanti la trama ferruginosa e sanguigna del Sangiovese toscano.

Quando lo assaggio mi accorgo che il tannino è ancora presente, con un ruolo non secondario nell’assaggio. Ovvio che ci sia morbidezza, è logico, come un calore ben presente in ogni attimo della degustazione. Ma il tutto è bilanciato bene, senza lasciar prevalere troppo una particolarità rispetto all’altra. Ha ancora croccantezza di gusto, come se non volesse abbandonare gli ultimi soffi di gioventù: sai quei trentenni che non si convincono che il tempo passa? Ecco un pò allora mi assomiglia! Il palato è sapido, ma non si nascondono i connotati ematici, l’influenza del tabacco, della china e delle spezie piccanti. Percepisco quel che basta di erbaceo secco per alleggerire il tutto e renderlo ancora al passo con i tempi: chiude con una bella persistenza, giustamente tannica ma più che altro fruttata e ciottolosa.

 

Varramista 2005 –  Syrah 100%

Cambia l’annata e anche l’uvaggio visto che il Syrah sale al 100% della composizione. Avevo di fronte a me i tre calici in modo che il vino si ossigenasse e ho deciso di passare prima alla 2005, piuttosto che continuare in ordine cronologico con la 2004.

È differente dalla 2002, è più corposo e pieno con eleganza e finezza che riescono a tenere uniti alcol, frutti, evoluzione e sentori speziati. L’acolo arriva subito, bruciando sul fotofinish le altre sensazioni, poi tocca al balsamico/eucalipto portare una ventata di freschezza, prima che il sottospirito dei frutti arrivi a pungere le narici. Mi piace come prugna, cassis e tibes nero portano la massa dei frutti ad avvolgere in modo pieno. Aspetta però perché non è finita qua: pepe nero, chiodi di garofano, una dolce noce moscata, poi tabacco biondo, china e liquirizia allungano ancora la voglia di stare con il naso sopra al calice.

Varramista 2005

Rispetto alla 2002 è più lineare, forse più potente ma al tempo stesso meno spigoloso. È fine nel complesso, preciso ed è questa sua compostezza che mi invita a riavvicinarlo per sentire di nuovo i suoi profumi. Non resto deluso nemmeno all’assaggio, perché mi conferma quanto credevo. È ancora fresco, salivante e con un’acidità ben presente a sostegno dell’evoluzione che avrà di fronte: anche i frutti sono croccanti più di quanto i 13 anni in bottiglia farebbero pensare.

Il tannino è muscoloso il giusto, mentre la sapidità non manca e si percepisce in ogni istante della degustazione. È un vino che ha tensione nervosa, è agitato ma figlio di quell’agitazione frenetica che lo rende vivo, lungo e pronto a dare grandi soddisfazioni in ogni dove. È persistente, elegante al palato, pieno, deciso: in due parole è affinato in etichetta ma ancora molto giovane all’assaggio!

 

Varramista 2004 – Syrah 100%

Eccolo il momento della 2004. Al naso avevo sentito tanto calore, tanta potenza, tanto alcol ed evoluzione senza fine. Non mi sbagliavo, non è un vino facile ma ora sono curioso di capire se può fare grandi soddisfazioni.

In effetti scalpita, è nervoso e fin troppo agitato da poter rimanere nascosto nel calice: i frutti sono l’espressione più polposa della confettura, con profumi decisi e che s’incastrano con quelle tracce di etereo e balsamico che ampliano lo spettro delle sensazioni. Non so come dirlo, ma nonostante tutta questa forza e potenza si muove leggero al naso, forse aiutato anche da un ricordo erbaceo che mi riporta alla mente il potpourri, oltre a quelle intense e amare sfumature di pepe nero e cardamomo.

Sento anche tabacco bruciato, grafite, cuoio accennato e poi tanto balsamico prima del ritorno continuo della confettura di frutta con spiccate nuance sottospirito. L’eleganza c’è ma la struttura è corposa, a tratti quasi invadente, di certo non discreta e fine come quella della 2005. Il suo lato migliore però lo esprime al palato! Mantiene le promesse e questo è già un suo punto a favore. Non si nasconde dietro l’evidenza, già dimostrata con l’olfatto, piuttosto la esalta e la mette sotto gli occhi di tutti.

 

È tremenda questa 2004! È un’annata da domare!

 

L’alcol pompa ed esplode in bocca, allarga e infiamma. I frutti ci sono, si sentono, non vanno via subito anche perché sono maturi all’inverosimile e carichi di polpa, per cui sarebbe difficile non accorgersi della loro presenza. Il tannino ha un corpo sufficiente per graffiare le gengive e dare una spallata all’alcol. Mi lascia la bocca polverosa, sapida e secca. Non è facile da inquadrare ma questa è la sua personalità e l’accetto così com’è.

La persistenza è lunga, notevole e non puoi dire di dimenticarlo facilmente. Vuoi il sunto della degustazione della 2004? Per me è un vino da dentro o fuori: non può piacere a tutti!

 

Fattoria Varramista e quella voglia di scoperta e rivelazione

 

Le ultime parole le vorrei dedicare a Francesca Frediani di Fattoria Varramista. Mi ha accompagnato per tutta la mattina in lungo e in largo per la tenuta, sia a piedi che in auto, per scoprire le bellezze del parco e dei vigneti. Prima non ti ho detto dei 3 casolari che la Fattoria dispone e prenotabili da coloro che vogliano entrare in contatto con la pace ed il relax che solo Fattoria Varramista può regalarti.

Se vuoi capirne di più, ti consiglio di visitare il sito aziendale e d’immaginarti lì in vacanza, a godere dello spettacolo naturale che permea ogni angolo. Ti lascio con un selfie che ho fatto con Francesca in mezzo ai vigneti: oggi è di moda e noi ci siamo cascati proprio come pere cotte! Bellissima la vista, vero? Però che caldo quel giorno!

 

Selfie a Fattoria Varramista

 

di MORRIS LAZZONI

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30 Luglio 2018. © Riproduzione riservata