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Feudi di San Gregorio a Bolgheri

Non capita tutti i giorni di essere ospite in una cantina di Bolgheri e provare vini che vanno dalla Champagne fino all’Irpinia, passando per il Friuli, la Toscana, la Basilicata e la Puglia. Con Feudi di San Gregorio puoi!

L’invito era di quelli da non lasciarsi scappare! Direzione Bolgheri presso la “filiale toscana” di Feudi di San Gregorio, la nuova cantina di Campo alle Comete, inaugurata giusto un anno fa. L’occasione era assaggiare la produzione della capogruppo ma anche delle altre cantine e partecipare ad un’esclusiva Masterclass.

Di cosa dirai? Il focus era capire quanto centrato e valido fosse il nuovo progetto FEUDI STUDI, una selezione delle migliori uve dell’Irpinia ( Fiano, Greco e Aglianico ). Questa linea è nata per creare una nuova frontiera qualitativa, grazie anche alla bassissima quantità di bottiglie prodotte ( circa 2000 per ogni tipologia ).

L’unica nota stonata della giornata è stato il meteo, ma l’organizzazione ha risposto in modo perfetto, cambiando velocemente rotta per mettere a proprio agio tutti gli ospiti presenti. Grazie!

Campo alle Comete di Feudi di San Gregorio

L’Irpinia è un territorio unico in Italia

La sala è pronta per accogliere i vini e lo sono anche Pierpaolo Sirch, enologo ed amministratore delegato dell’azienda, e Federico Graziani, area-manager per Feudi di San Gregorio, nonchè un passato da grande Sommelier professionista ( tra cui il titolo di Miglior Sommelier d’Italia nel 1998 ).

La sala degustazione di Campo alle Comete, la cantina di Feudi in quel Bolgheri, è pronta a mettere in scena lo spettacolo del vino irpino. Il progetto FEUDI STUDI nasce dalla volontà di valorizzare il patrimonio genetico dell’Irpinia, fatto di varietà autoctone che riescono a portare nel bicchiere tutta la particolarità del territorio.

→ Una terra come l’Irpinia non può che affascinare: succede sia che tu l’abbia vista o anche solo sentito parlarne!

L’Irpinia ha nel Fiano, Aglianico e Greco i propri vitigni autoctoni che, mai come in altri luoghi, riescono a identificarsi con il territorio d’origine. L’idea era di portare in bottiglia un vino che non fosse figlio di “compromessi commerciali” e perfettamente rappresentativo dell’uva. Aggiungi anche che l’Irpinia si caratterizza per essere una zona piovosa, con elevati scambi termici giornalieri e stagionali, e che si parla di viticoltura da millenni e il vino è servito!

Le vigne in Irpinia di Feudi di San Gregorio

Foto di Feudi di San Gregorio

È risaputo che l’Iripinia sia una zona vulcanica, con un terreno ricchissimo di minerali e sostanze nutrienti che ha aiutato anche nella lotta alla fillossera. Ancora oggi ci sono biotipi di uve non ancora catalogate, segno che, quando si parla di grande diversità e varietà, in Irpinia non si scherza. E poi guarda la foto sopra, dimostra anche l’unicità di alcune piante, per grandezza e sesto d’impianto, altra particolarità che si ritrova solo in Irpinia.

La Masterclass FEUDI STUDI di Feudi di San Gregorio

Ora capisci perchè attendevo questa degustazione? Unisci tutte le cose che ti ho detto sopra e pensa a quel territorio montano e unico anche nella sua altezza media da 300 ai circa 770 metri, e capisci perchè possa produrre alcuni tra i migliori vini d’Italia.

Nella linea FEUDI STUDI l’azienda ha voluto prendere tre diverse espressioni territoriali per Fiano e Greco e due per l’Aglianico, affinchè potessero dimostrare quanto la diversa collocazione dei vigneti influisca sul risultato finale. Le zone del Fiano solo quelle di ARIANELLO, FRAEDANE e CAMPO APERTO, quelle del Greco sono ARIELLE, BUSSI e LAURA, mentre per l’Aglianico ROSAMILIA e CANDRIANO.

Il Fiano non ha colori particolarmente carichi, per questo si presenta quasi sempre giallo paglierino. Anche questi Fiano rientrano nella regola generale, pur avendo una bellissima lucentezza.

 

→ Anche la bottiglia è dedicata e diversa dal resto della produzione. Si è cercata una bottiglia simile a quella bordolese usata nel XVII secolo: l’unicità dev’essere presente in tutti i particolari!

 

Feudi di San Gregorio Feudi StudiFiano di Avellino DOCG Campo Aperto 2016

Mi piacciono i frutti tropicali, il pompelmo e la susina bianca, mediamente intensi, che hanno maturità di polpa. Arriva anche una traccia di pietra focaia invitante, che si unisce a sentori di camomilla e fieno secco. È fine al naso, delicato e di una bella eleganza!

La stessa eleganza la porta anche al palato, insieme a mineralità, sapidità ma anche grandi doti di acidità. Tutto ciò si traduce in una bella freschezza citrina, ma senza che nulla pregiudichi la finezza generale. Persistente e lungo al palato, nel finale resta pulito e con finezza a tutto tondo.

Fiano di Avellino DOCG Fraedane 2016

L’eleganza e la pasta sono sempre le stesse, ma la zona diversa porta uno scostamento di sensazioni. È più marcato il tono di frutti maturi, come la nota erbacea è più secca e “scura”, con il timo limonato che dà freschezza. Ogni sensazione comunque è integra, intatta e ben definita: questo aiuta molto a creare un vino fine!

Al palato è deciso, il calore è controllato, poi arriva la grande mineralità seguita da una freschezza impattante. Segue a due passi la sapidità che prende il posto dell’acidità al comando dopo qualche secondo. Ecco la differenza principale: nel finale lascia entrare un minimo di morbidezza, forse facilitata dalla maggiore maturità dei frutti. Elegante e tutto d’un pezzo.

Fiano di Avellino DOCG Arianello 2016

Se ti ho detto che gli altri sono eleganti, allora questo è fuori gara! Sembra che nel Arianello 2016 tutto si debba alzare, migliorare ed elevare a diverse cime di piacevolezza.

Lo sento più elegante al naso, più fine ma anche più personale: cammina nel solco degli altri due ma lo fa in modo più leggero e con grande spirito di comando. È talmente “stiloso” che lo percepisco sassoso e salino al naso, pur piacendomi le note di erbe aromatiche che mi fanno arrivare con la mente dritto all’Irpinia.

Ritrovo queste sensazioni anche al palato, dove la bocca resta asciutta, sassosa, ma al tempo stesso armonica nella lotta tra acidità, sapidità e note fruttate. La salivazione è limacciosa, densa, avvolge ogni angolo mentre sento, scandita e singola, ogni sensazione portata dal vino. Il calore sta buono, non occupa la scena e resta tanta persistenza mista ad eleganza. Se serviva una prova della differenza dei terroir dell’Irpinia di Feudi di San Gregorio, eccotela servita su un piatto d’argento!

Greco di Tufo DOCG Bussi 2016

Cambia totalmente lo scenario sia per la zona che per il vitigno. Più caldo al naso, con frutti che sembrano più maturi ma non per questo forzuti nella cessione degli aromi. Sempre delicato e fine, con pompelmo e pesca bianca e la nota floreale un poco verde. Fine e leggero con la voglia di attendere il proprio turno vincente: la partita al palato.

È qua che esplode, arrivando deciso e con un’intensa forza agrumata! C’è anche una buona dose di sapidità, se ti stavi preoccupando! Il calore è largo, giusto ma non vince sulla freschezza che resta attrice principale della scena. Ha una notevole persistenza, lunga e ampia per avvolgere la bocca per molti secondi.

Greco di Tufo DOCG Laura 2016

Arriva portando alti i sentori di zolfo e anche con un tono un più cupo sul resto delle sensazioni. È magro nel ricordo di frutti e fiori, quasi si dovessero cercare in mezzo a tanta abbondanza di mineralità e tratti sulfurei. Poi scopro anche una bella nota di alloro, fieno secco, un calore accennato e tanta linearità per un olfatto diretto e pulito.

È più caldo al palato, ma anche quasi tagliente per quanto è sapido e fresco! Comandano gli agrumi che con la loro carica citrina procurano salivazione . La sapidità continua, di pari passo, per questo dico che è un Greco infinito nella sua immediata potenza. Non capire male, però: l’eleganza c’è comunque, anche di fronte a tanta baldoria.

Feudi di San Gregorio Masterclass a Bolgheri

Greco di Tufo DOCG Arielle 2016

Cambia il vino e cambia la scena. Si presenta ancora chiuso, ha sempre connotati agrumati e sulfurei ma sono meno spiccati e decisi che nel Laura 2016. Però quando mi offre l’insieme di profumi, dentro a cui trovo anche una spiccata sensazione erbacea e la classica pietra focaia, allora capisco quanto sia elegante! Quasi imbarazzante per la sua “sfacciata eleganza”.

Poi si lascia andare all’assaggio, rimanendo simile al Laura 2016. Entra anche lui esplosivo, carico come dinamite a riempire la bocca di citrino potente. È sassoso, salino e tocca ogni angolo della bocca con il suo impatto. Lo zolfo si sente anche ora, e mescolato alla sapidità, dà la parvenza di poter tener testa alla grande freschezza. La bocca è piena, carica e resta persistente per lungo tempo.

 

Vigneti di Campo alle Comete di Feudi di San Gregorio a Bolgheri

 

→ Ora si passa la mondo dell’Aglianico, una delle uve più importanti del nostro paese. Ma anche al vino incompreso dai più, il Taurasi, che sta di diritto dentro ai 5 vini top d’Italia!

L’Aglianico è una delle uve più nobili d’Italia. Ha capacità di affinare per lungo tempo, così come può fare il Nebbiolo o il Sangiovese, tanto per citarne due che conoscerai bene. È un’uva estremamente tannica che pertanto ha bisogno di affinamento, riposo e tempo per dare il meglio di sè. Se vuoi provare un Taurasi che ti emozioni, aspettalo ALMENO una decina d’anni.

 

Taurasi DOCG Candriano 2012

Il colore è rubino carico e denso che sta per virare su tonalità granate. Caldo al naso, mora e marasca in confettura che si prendono la scena, poi prugna e tante spezie che arrivano decise e ben piccanti. Non manca una buona dose balsamica che porta eucalipto a rinfrescare un olfatto denso e carico di materia fruttata. Nel gruppo trovo anche la parte scura, data da tabacco, accenno di cuoio e cacao amaro.

Quando lo assaggio è lui, non ci sono dubbi. La bocca è tannica, astringente ma anche matura e calda, proprio come la immaginavo. La confettura di frutti dà pienezza e corpo, quasi una punta di dolcezza, mentre non accennano a diminuire le spezie con il pepe nero, aiutato dalla liquirizia, che genera un che di amarognolo nell’assaggio.

Il tannino è vivo, ancora troppo arrembante per essere valutato “da grande”, ma tutta questa forza darà soddisfazione tra qualche anno. Chiude su note balsamiche e mentolate che rinfrescano la bocca, sapendo che ha ancora qualche anno in bottiglia prima di esprimersi al meglio. Molto lungo in persistenza.

Taurasi DOCG Rosamilia 2012

L’annata è solita, l’uva anche ma cambia la contrada. Era già successo per il Fiano e per il Greco e il “miracolo irpino” si manifesta anche qua. È un vino diverso, più rotondo come profumi e con una spolverata di cipria a dare maggiore finezza e leggerezza all’olfatto.

I frutti sono ancora più macerati, quasi sottospirito, mentre noto che la parte speziata è meno invasiva e lascia spazio a tabacco biondo, fiori secchi, polvere di caffè e un mentolato rinfrescante. Arriva dritto in bocca con un tannino deciso, al limite del terroso che va a braccetto con l’alcol, ben presente al palato.

Le sensazioni di contorno sono più scure, hanno ricordi più affumicati e una bella traccia amaricante data da caffè, liquirizia e poi la polpa macerata dei frutti che torna a dare spessore al vino. È sapido, finisce con una nota tostata e legnosa ma non così aggressiva da rovinare il ricordo. La bocca resta asciutta dalla forza del tannino, ma l’acidità c’è: questo vino andrà molto molto lontano!

Una giornata a Bolgheri da Feudi di San Gregorio

 

Feudi San Gregorio a Bolgheri

 

La cornice di Campo alle Comete di Feudi di San Gregorio è stata la location ideale per una Masterclass del genere. L’accoglienza è stata super in ogni ambito e momento della giornata: credo che nessun ospite si possa lamentare del trattamento ricevuto e dell’ospitalità dimostrata.

La degustazione ha dimostrato che se in passato Feudi di San Gregorio ha guardato più alla parte commerciale ed al numero di bottiglie, oggi vuole inseguire l’obiettivo della qualità, o di quella estrema quando può lavorare “a briglie sciolte”. I Feudi Studi di Feudi di San Gregorio sono vini molto particolari, quasi unici per la limitata produzione e volontà di portare all’estremo la cura di ogni particolare. Il prezzo andrà di conseguenza credo: non l’ho chiesto, ma sono certo che sia degno della qualità dei vini!

 

→ Avevo già degustato altri vini campani in passato durante Vinoè 2017 a Firenze. Sono quelli di Villa Raiano, un’altra azienda dell’Irpinia. Leggi qua per sapere cosa ne penso!

 

VinoperPassione e Vivendo di Momenti con Feudi di San Gregorio

 

In questa giornata ho avuto come partner per l’evento la fotografa SABRINA BIAGI DI VIVENDO DI MOMENTI che ringrazio per le foto scattate! Senza il suo aiuto non sarei riuscito a carpire gli scorci offerti dalla tenuta di Campo alle Comete.

Spero ci sia modo tra qualche anno di degustare le stesse annate di Feudi di San Gregorio per verificare la tenuta al tempo…chissà! Intanto mando di nuovo i miei ringraziamenti all’azienda per l’opportunità che mi è stata concessa!

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di MORRIS LAZZONI

VinoperPassione

Il vino è semplice da capire, basta avere passione

vinoperpassione2015@gmail.com

23 Maggio 2015. © Riproduzione riservata