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La mia prima volta a Grandi Langhe 2020 ha superato le mie aspettative! La macchina organizzativa dei Consorzi di Barolo, Barbaresco e Roero ha creato un evento in classico stile sabaudo che ha reso la permanenza in fiera bella da vivere! Forse gli spazi erano un pò stretti, con il rombombo ed il vociare di metà pomeriggio che a volte impediva di parlare comodamente con i produttori. Ma tutto non si può chiedere e la base è già molto buona!

I parcheggi gratuiti e riservati a chi aveva già il ticket d’ingresso è la prima cortesia della giornata: almeno mi sono evitato di pagare gli odiati balzelli comunali, chiamati striscie blu. Il calice da degustazione è omaggio e puoi cambiarlo più volte durante la giornata: questa è una cosa che adoro! Vedo spesso gente a degustare con calici sporchi, zozzi di gocciate di vino che mi mettono ribrezzo! Dopo il Vinitaly, in cui puoi girare senza portarti appresso il calice, questa è una cortesia che apprezzo molto!

Nei vini assaggiati a Grandi Langhe 2020 ho trovato una qualità media molto alta! Qualche vino mi è piaciuto di più, ma di vini fatti male non ne ho trovati. Sarà per questo che Barolo e Barbaresco si possono considerare tra le migliori espressioni del vino italiano?

 

Sono stato a Grandi Langhe 2020 e mi è piaciuta

A Grandi Langhe 2020 mi sono concentrato su Barolo e Barbaresco: niente vini bianchi

Volevo mantenere il focus sui vini rossi per cui, a parte qualche fuga fuori dal tema con Dolcetto, Barbera o Nebbiolo, ho voluto puntare l’attenzione su Barolo e Barbaresco. Sono stato scontato? Forse, ma credo che un’altra occasione di assaggiare tanti campioni di Barolo e Barbaresco assieme sia difficile da ritrovare! Per cui se ti aspettavi di trovare foto e note di degustazione di decine di Arneis, Favorita o Nascetta, mi spiace deluderti.

Ecco i Barbaresco che mi sono piaciuti di più nella giornata di Grandi Langhe

Inizio dal Barbaresco Asili 2017 di Cà del Baio: è leggero e fine al naso, nonostante sia in bottiglia da pochi giorni. Al palato gode di un bilanciamento che lo fa desiderare ora e per gli anni a venire, con struttura, corpo e tannini che sono al servizio di una beva pieno di frutto e persistenza.

I Barbaresco di Cà del Baio a Grandi Langhe 2020

Rimanendo a Cà del Baio ho trovato interessanti anche il Barbaresco Autinbej 2017, al naso scuro e virato su connotazioni tostate e frutti neri, mentre al palato è succoso, con tanto frutto e tannini lievi.

Mi è piaciuto tantissimo anche il Barbaresco Pasorè 2017 di Sottimano che spinge tanto al naso con impatto fruttato ed erbaceo, per poi spolverare la bocca di tannino fitto e corposo dentro contorni di acidità, sapidità e beva snella.

Impossibile non rimanere colpiti dai Barbaresco di Punset, sopratutto dal Basarin 2013: è denso e caldo al naso, con cioccolato, frutti stramaturi e sottobosco. Al palato sorprende per uno slancio salivante, acidulo, agrumato e per un tannino nobile che lascia la bocca golosa e fruttata. Mi è piaciuto anche il Campo Quadro 2012, diverso nel suo approccio olfattivo balsamico e mentolato oltre che finemente etereo. Ma è in bocca che sorprende per acidità quasi dilagante, in cui il tannino resta un passo indietro e lascia spazio a frutti croccanti polposi.

I Barbaresco di Punset e Sottimano presenti a Grandi Langhe 2020

Non voglio dimenticare i Barbaresco di Giuseppe Cortese che mi hanno colpito in modo diverso in tutta la linea. Ne ho assaggiati tre, partendo dal Barbaresco 2017 ( frutto del risultato di tutti i vigneti aziendali ) che è dritto, deciso ma anche equilibrato ed a tratti elegante al naso, così come è agile, facile da bere, sottile e lungo da bere in bocca. Ho provato anche il Barbaresco Rabaja 2017, sicuramente più spinto e diretto nell’impatto floreale e volendo ancora più fine all’olfatto. All’assaggio mi piace ancora di più perché entra acidulo, snello e con tannino fine e di ottima fattura. Ma il mio preferito è stato il Rabaja Riserva 2013, fuori dal coro come annata, ma decisamente affascinante nel porsi a livello olfattivo. La sua tensione citrina ed agrumata al palato fa pari con la morsa tannica presente, ma elegantissima. Bello!

Ho sentito più campioni di Barolo, vuoi un pò di coda da certi produttori, la calca di persone nell’ambiente ed i soliti saluti agli amici o persone conosciute che hanno rallentato il mio giro visite programmato!

 

Passo ai migliori Barolo di Grandi Langhe 2020…per me ovviamente!

Tra i miei preferiti da stappare in ogni situazione c’è il Barolo Camilla 2016 di Abrigo Giovanni, perché è un vino tutto frutto, speziato, delicatamente floreale al naso e poi carnoso al palato, misuratamente tannico e con tanta freschezza che lo fa bere senza pensieri.

E pensare che il Badarina 2016 è tutto diverso, con una netta sensazione balsamica al naso, meno diretto nel frutto e più minerale. Quando lo assaggi ti ricordi gli agrumi rossi, con la sua beva citrina, il tannino ben integrato nell’acidità ed una salivazione sapida che allunga per vari secondi.

Cito anche due Barolo dell’azienda Marcarini, perchè anch’essi diversi pur della stessa annata. Il Barolo La Morra 2016 è pieno di frutto al naso, rotondo nei profumi e con ricordi di liquirizia e spezie. Poi è slanciato in bocca, con bei ricordi di frutti rossi, mentolato e tannnino che lascia spazio a freschezza e salivazione. Al contrario il Barolo La Serra 2016 è più cupo nei profumi, scivolando su contorni di cacao e frutti neri, pur non perdendo una buona finezza. Mi piace perché è setoso ed elegante, mantiene tanti cenni fruttati, è sapido ed il tannino è nitido e ben integrato.

I vini di Marcarini a Grandi Langhe 2020

Merita una menzione anche il Barolo Bussia 2016 di Amalia Cascina, che contrappone alla delicatezza e finezza di frutti rossi e leggeri tocchi speziati al naso, un’ampia struttura al palato, corredata da acidità e slancio finale.

Continuo su un vino delicato, come il Barolo Castellero 2016 di Brezza. È leggero e sottile al naso, floreale e con frutti appena accennati. In bocca è molto snello, agile nella bevuta e con un tannino mai troppo eccessivo nella portata astringente. Chiude con lunghi ricordi fruttati.

 

Dopo qualche assaggio di Barolo è facile rendersi conto che l’annata 2016 è stata baciata dalla fortuna. Ho trovati vini fini ed eleganti, spinti in freschezza e con tannini che hanno presa astringente ma anche equilibrio. E poi grande futuro in bottiglia!

 

Ribevo dopo un pò di tempo anche i vini di G.D. Vajra che ho sempre apprezzato, non solo per la loro bontà ma anche per la solarità, gentilezza e simpatia di ogni componente della famiglia quando arrivi al loro stand. Il Barolo Albe 2016 al naso gioca su profumi scuri, come frutti neri, tostatura, caffè e fiori secchi, oltre a dare una ventata mentolata; al palato è succoso, diretto e con un tannino così bello e mai banale nella sua espressività. Salivante, agrumato: insomma è buono! Il Barolo Bricco delle Rose 2016 è più snello nei profumi e più delicato, quasi etereo e con note floreali di interessante finezza. È più sottile in bocca, quasi una lama di acidità unita a trame tanniche setose ed eleganti.

Interessante anche il Barolo Mosconi 2016 di Parusso che è fine, delicato, elegante con profumi floreali e speziati che avvolgono i frutti rossi. In bocca è ampio, caldo e con tanta frutta polposa a dare densità alla bevuta, come il tannino deciso ma nei ranghi dell’equilibrio.

I Barolo di G.D. Vajra a Grandi Langhe 2020

Mi avvicino allo stand di Virna Borgogno, di cui ho lontana memoria, ma pochi ricordi nel breve. Noto un’elegante signora allo stand: solo dopo capirò quanto sia perfettamente in linea con l’eleganza dei suoi vini.

 

Il Barolo Cannubi 2016 è impattante nella veste fruttata e speziata, pur percependo un leggero ricordo dell’affinamento. In bocca è salivante e beverino, con tannino misurato e pieno di frutti. Il Barolo di Barolo 2016 invece ha profumi più intensi ed è più pungente e deciso pur rimanendo elegante e fine. Sempre succoso in bocca, con stessa salivazione a sostegno di un tannino leggero e diffuso: è un vino già pronto e godibilissimo. Con il Barolo Sarmassa 2016 si ritorna su note più tenui, dove frutti e fiori la fanno da padroni. Il tannino è più muscoloso, però contorniato da frutti, finezza ed equilibrio che lo elevano per qualità.

L'eleganza dei vini di Borgogno a Grandi Langhe 2020

Chiudo con Diego Conterno e il Barolo 2016 che ha delicatezza e finezza olfattiva, pur mantenendo profumi di carattere nella verve fruttata. Al palato è citrino, ricorda l’arancia sanguinella e la ciliegia ancora acerba, ha un tannino leggero e fine. C’è beva scorrevole e fluida.

 

Io a Grandi Langhe mi sono divertito

Ho notato polemiche in questi giorni sull’evento: ho letto lamentele sulla calca e sul sovraffollamento, sul caldo e tante altre cose. Sono un tipo che soffre la troppa gente, ma ogni volta me ne devo fare una ragione: agli eventi del vino c’è pieno. C’è poco da dire o da lamentarsi! L’unica cosa è fare come faccio io: sto calando la presenza agli eventi e vado solo dove merita.

Per me è valsa la pena passare una giornata a Grandi Langhe 2020. Mi sono ricordato di quanto sia in salute la produzione langarola ( ma anche quella dei cugini del Roero ) e di come il Piemonte svolga una grande attività di promozione del vino italiano nel mondo. Basti pensare che molte aziende delle Langhe vendono la maggior parte della propria produzione all’estero, a volte arrivando al 70/80% del totale prodotto.

Ciò è un bene o un male? Dipende dai punti di vista, come tutte le cose. È un bene perché rende il vino italiano conosciuto ed apprezzato nel mondo, un male perché significa che noi italiani spesso non sappiamo apprezzare le cose buone oppure non ce le possiamo permettere.

In ogni caso ringrazio l’organizzazione di Grandi Langhe 2020 per l’opportunità concessami e mi auguro di essere qua a raccontarti anche la prossima edizione!

E beviamo più Barolo e Barbaresco…economie permettendo!

 

di MORRIS LAZZONI

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Il vino è semplice da capire, basta avere passione

4 Febbraio 2020. © Riproduzione riservata