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Credevi che avessi finito di parlare del Vinitaly 2019?

 

Non è possibile trattare una fiera come il Vinitaly con leggerezza, visto che le occasioni per degustare e parlare con i produttori sono davvero tantissime.

Ho già scritto due articoli: uno dove parlo delle migliori degustazioni verticali ( leggi qua ), mentre un altro in cui parlo del viaggio dal Nord al Sud Italia ( leggi qua ).

 

Selva Capuzza ha scritto la storia degli ultimi 100 anni di vini di Lugana

Oggi ti parlo di un’azienda del Lago di Garda: si chiama Selva Capuzza ed ha una storia davvero interessante da scoprire!

Nel 2017 Selva Capuzza ha festeggiato la 100esima vendemmia, diventando una delle più longeve aziende del territorio, arrivando a produrre circa 300mila bottiglie dai 30 ettari di proprietà. In questi numeri non troverete solo vigneti, ma anche un agriturismo, un ristorante, oltre a spazi dedicati alla fauna del luogo, protetta dal divieto di caccia in tutta l’area aziendale.

Quando al Vinitaly ho incontrato Laura, responsabile in azienda delle visite e dell’accoglienza, che mi parla della storia di Selva Capuzza legata anche alla figura di Henry Dunant, fondatore della Croce Rossa Internazionale.

Nel 1859 nelle zona di Solferino e San Martino si svolse una delle Guerre d’Indipendenza che videro scontrarsi le truppe di piemontesi, francesi e austriaci. Henry Dunant era un filantropo svizzero che si trovò ad attraversare il luogo della guerra il giorno successivo, rendendosi conto della miriade di corpi presenti come conseguenza della battaglia. Da quella presa di coscienza umana e dalla voglia di dare una possibilità di salvezza ad ogni soldato (prima di tutto un essere umano ), nacque l’idea della Croce Rossa ( leggi qua ). Lo spirito di Dunant è ancora presente in quei luoghi e la famiglia di Selva Capuzza porta la testimonianza del suo passaggio grazie ad un vino a lui dedicato.

Il Lugana di Selva Capuzza al Vinitaly

Rispetto della natura e vitigni autoctoni sono le parole chiave di Selva Capuzza

Mi sono affascinato al racconto della filosofia e del territorio su cui sorgono i 30 ettari di Selva Capuzza. Durante la chiaccherata con Laura abbiamo parlato di molti argomenti, legati non solo alla produzione vinicola ma anche alla tutela e valorizzazione della zona in cui sorge Selva Capuzza.

Il rispetto della natura è un argomento molto sentito in azienda, essendo parte integrante di tutta la filosofia produttiva e non stento a crederlo: le 100 vendemmie sono lì a testimonianza dell’intimo rapporto tra la famiglia e la terra su cui giornalmente vive.

Giusto per farti capire meglio di cosa parlo, prendo in prestito una foto dal sito aziendale!

Il biologico di Selva Capuzza nel Lugana

L’agricoltura di Selva Capuzza si può definire un “biologico consapevole” e non scelto per motivazioni di marketing. Questo non è l’articolo in cui voglio parlare in modo approfondito di regime biologico, certificazioni e bollini: magari ne parlerò in futuro. Ma un accenno all’abuso del termine e logica del biologico mi sembrava giusto farlo, visto come certe aziende si muovono in quella direzione.

C’è chi lo fa per ragioni commerciali, come detto prima, oppure perché crede veramente nel biologico in vigna e nei propri territori limitrofi. Selva Capuzza sta decisamente dalla seconda parte della barricata: non vedo l’ora di potertelo raccontare direttamente dalla vigna e dai loro terreni.

 

Adesso ti parlo dei vini, non preoccuparti. Gli assaggi al Vinitaly sono stati tanti, quindi non c’è tempo da perdere!

 

Lugana San Vigilio 2018 | 100% Turbiana

Mi piace la pulizia al naso che racconta un trittico di tipologie di profumi, con frutti a polpa bianchi croccanti, spunti floreali freschi e leggera piccantezza del pepe bianco. Lascia un buon ricordo, grazie ad una discreta finezza, anche se ancora non risulta perfettamente compiuto. Quando lo assaggio al palato ha tocchi agrumati che rinfrescano, come la piacevole acidità generale, portando ricordi citrini e di buona intensità. È un vino che non vuole puntare sulla struttura ampia, quanto su beva piacevole ed immediatezza.

Lugana Selva 2017 | 100% Turbiana

La base è sempre Turbiana o Trebbiano di Soave ma di un vigneto con piante più vecchie del precedente. Un anno in più in bottiglia ha cambiato la fisionomia del vino, più evoluto e strutturato. È più ampio e complesso, aumentano finezza ed eleganza al naso con una piacevolezza sconosciuta al Lugana “base”. Anche al palato è coerente, alzando sapidità e consistenza di gusto. Mantiene freschezza e gusto citrino, pur bilanciandole con un fine tocco denso. Chiude persistente, pulito e di bella eleganza.

 

Se non hai ben chiaro quanto l’Italia sia una terra fortunata per la grande varietà di vitigni, allora leggi del prossimo vino. Siamo in Lugana, al confine tra Lombardia e Veneto, eppure trovi un vitigno come il Tuchì che è strettamente imparentato con l’ex Tocai del Friuli. Pazzesco!

 

Campo del Soglio 2017 | 100% Turchì 

È un salto in complessità, dove la tendenza minerale del vino arriva nitida e ben presente. Ci sono accenni di pietra focaia, equilibrati dalla presenza dell’agrume essiccato per finire su note di erbe aromatiche e mandorla. Ti ricordo che l’uva Turchì è sinonimo di Tocai, oggi chiamato Friulano in Friuli. È un vino fine, di buona eleganza e preciso al naso. Sa essere sassoso al palato, sapido ma anche pieno e di bella acidità, pur non perdendo la finezza. C’è pulizia di bocca, precisione nelle movenze al palato e persistenza adeguata.

Menasasso Lugana Riserva 2015 | 100% Turbiana

È sempre il regno del Turbiana da vigne più mature dell’azienda, con maggiore selezione ed un 10% che affina per un anno in barrique. Si intuisce per le sfumature più tonde e morbide al naso, dovute all’affinamento in legno: i frutti sono più maturi e dolci nella polpa, arrivano anche zafferano, fieno, camomilla ed una fine nota tostata. In bocca il lato citrino è ancora dilagante e fa capire che l’acidità lo può mantenere vivo ancora per molto tempo. Ritornano i frutti più essiccati, erbe aromatiche ed un finale amaricante dovuto allo spessore tostato. Non basta il velo di morbida oleosità a stemperare acidità e piena sapidità, ma crea equilibrio, piacevolezza e lunga persistenza.

I vini di Selva Capuzza provati al Vinitaly 2019

Dunant 2015 | Groppello, Barbera, Sangiovese e Marzemino

Nonostante l’età sento ancora frutti rossi croccanti e di bella freschezza, insieme a tocchi speziati che danno briosità, il tutto condito dalla sensazioni di floreale leggero in un contorno alcolico di buona intensità. Non stupisce per ampiezza, quanto per verticalità dei profumi, che sono freschi, piacevoli e vivi. In bocca è un dualismo tra acidità spinta e vivace e calore alcolico che vorrebbe stemperare il tutto. Il vino si mantiene su questa lotta, donando gusto lungo, beva facile ma non per questo semplice, grazie al tannino che arriva dopo ma dà un bel contributo di spessore.

Mader 2013 | Groppello, Barbera, Sangiovese e Marzemino

Le uve sono le stesse del Dunant ma cambiano percentuali e affinamento, totalmente in barrique. È diverso dal Dunant perché più ampio e complesso al naso, con ricordi balsamici, di tabacco e cacao che intermezzano la confettura di frutti di bosco e vivacità speziate nitide. C’è più alcol, anche se non invadente, a chiudere un olfatto importante ma non per questo fuori contesto. Ha ancora un bel tannino al palato, astringente e corposo, che trova contrasto solo nella buona salivazione data da ricordi di arancia rossa e melagrana. Ritorna l’evoluzione con tabacco e accenni di cacao, con un finale leggermente tostato, lungo e di buona ampiezza in bocca.

Passito Lume | 100% Tuchì

Il Lume fa parte dei passiti che piacciono a me e sono pochi. La dolcezza è giusta, misurata e sempre dentro le righe, in modo da non nascondere le atre sensazioni. Ha profumi che ricordano erbe officinali, frutti maturi essiccati e quasi canditi, mi ricorda la pasta di marzapane per finire con zafferano e canfora. Al palato lascia passare la freschezza e l’acidità, in modo così piacevole da renderlo beverino e richiamare un altro sorso. Chiude citrino, con una bella sensazione salivante, muovendosi agile in bocca pur dimostrando un buon corpo nel sorso.

 

Ti lascio qua e ti consiglio di leggere i prossimi articoli, mentre mi sentirai parlare nuovamente di Selva Capuzza quando andrò a visitare l’azienda.

 

di MORRIS LAZZONI

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Il vino è semplice da capire, basta avere passione

13 Giugno 2019. © Riproduzione riservata