fbpx

Ci vuole coraggio ad arrampicarsi per i boschi di Tenuta dello Scompiglio appena fuori Lucca in una delle giornate di fine Agosto più calde che si ricordino. La giornata passata in quel luogo intriso di arte, cultura e vino è stata coinvolgente e piena di sorprese, come le innumerevoli opere sparse all’interno della tenuta.

Il caldo non ha fermato la voglia di comprendere come si possano amalgamare così tanti elementi assieme e renderli fruibili da un pubblico estremamente eterogeneo. Poi rifletti e ti accorgi che natura, vino, arte e cultura sono tutti elementi che dovrebbero stare alla base di una società che si rispetti. Alla fine il segreto di Tenuta dello Scompiglio è l’esemplificazione di una ricetta di buon senso e visione aperta al futuro.

Le vigne di Tenuta dello Scompiglio

Prima di andar per boschi e sentieri a caccia dell’arte, è meglio sedersi ed assaggiare i vini al Ristorante dello Scompiglio!

Degustazione vini Tenuta dello Scompiglio

Inizio con Lavandaia Nuova 2019, porta d’ingresso di Tenuta dello Scompiglio, con un’interpretazione piena di frutto, dinamica e scorrevole del Sangiovese di zona per un vino perfetto nelle calde giornate estive. Al gusto è molto vivace, croccante e di buona freschezza. Il Lavandaia Giuliva 2016 interpreta due grandi classici toscani come il Colorino ed il Canaiolo, con profumi bilanciati tra maturità del frutto ed evoluzioni terziarie mentre al palato lascia carnosità, beva fresca e mai seduta, pur con struttura e tannino che si fanno notare. Il Lavandaia Pura 2016 invece è il Syrah della pianura che mostra profumi fruttati mai troppo densi, ma bilanciati dalle note tostate e dalle spezie dolci. Al palato mi sorprende per accenni di arancia sanguinella, buona acidità oltre a tannino e bevibilità che si fondono assieme in una giusta unione.

Lavandaia Alta 2016 fa capire la differenza del Syrah coltivato in collina: è più carico, più tipico nella sua portata olfattiva. I frutti neri sono più maturi e densi, poi tabacco, liquirizia e spezie accolgono con discreta pomposità per concludere con ricordi balsamici. È più carico anche al palato, l’acidità si sente meno perché si elevano corpo, tannino e sapidità. Lavandaia Bassa 2016 è il frutto della vigna figlia della “Madre” in cui il Sangiovese incontra Colorino e Canaiolo per un vino dai profumi morbidi e rotondi di marasca e mora, smussati da cannella e tabacco dolce. Spicca la rotondità anche al palato, dove arriva più potere alcolico di altri vini, favorito da un tannino meno vigoroso di altri Sangiovese toscani.

 

E per finire ecco il capostipite dei vini di Tenuta dello Scompiglio: Lavandaia Madre

Chiude l’assaggio Lavandaia Madre 2016, dove ritrovo il trittico di prima ( Sangiovese, Colorino e Canaiolo ) ma proveniente dalla vigna più antica dell’azienda, la Madre, che risale agli anni 50/60. Nei profumi salgono finezza e complessità visto che la maturazione dei frutti si lega bene alle fini note balsamiche, alla corposità dell’evoluzioni di tabacco e liquirizia oltre ad una buona gestione alcolica. Resta succoso in bocca, con fare carnoso e senza vendersi ad una eccessiva morbidezza ma anzi con tannino fine, elegante e ben presente. Salivante, ben sapido e lungo al punto giusto da lasciare buona persistenza.

Gamma vini di Tenuta dello Scompiglio

 

In giro per i boschi di Tenuta dello Scompiglio a farsi conquistare da arte e cultura

L’estensione totale di Tenuta dello Scompiglio sta attorno ai 200 ettari: sono coraggioso, ma ammetto che sarebbe stato impossibile girarli tutti a piedi. È stato un bel giro, sfidando il caldo torrido, intorno ai vigneti per scovare ogni singola installazione artistica collocata nei boschi delle colline di Vorno.

Tenuta dello Scompiglio non è solo una cantina vinicola, anzi il vino è solo una parte dell’ecosistema socio-culturale-naturalistico del progetto totale: di tale si può parlare quando si pensa alla creazione dell’ideatrice e direttrice creativa Cecilia Bertoni. Ragionando a mente fredda, quanto fatto dall’artista Cecilia Bertoni ha dell’incredibile ed in effetti lo è: valorizzare una tenuta ( boschi compresi ) di circa 200 ettari per farci una cantina vinicola, un ristorante, un orto biologico, uno Spazio Espositivo Performativo, altrettante situazioni di opere fisse all’interno di percorsi tracciati nel bosco e mettere tutto in sintonia tra loro e con l’ambiente circostante. Questa è genialità mescolata in un labile confine di folle intuizione.

L'attesa, una delle opere nascoste nel bosco di Tenuta dello Scompiglio

L’attesa, una delle opere nascoste nel bosco di Tenuta dello Scompiglio

È impensabile racchiudere tutta la visione del progetto in questo articolo, così come sarà difficile mostrare ogni singola opera che ho potuto incontrare durante il mio peregrinare nel bosco. Inizialmente questa commistione di arte, cultura, vino e cibo mi ha confuso, quasi tramortito nella profonda comprensione della loro essenza. C’era un tassello che mi mancava e del perché si volessero unire insieme mondi come ampi e variegati, nonostante intimamente legati da un fattore particolare: l’essere umano.

 

Il senso del progetto di Tenuta dello Scompiglio ha molte letture

Quando ho girato la prospettiva, guardando l’esterno del progetto da una visione antropomorfo centrica, allora ho compreso il senso di questo progetto. L’uomo è al centro di questa esperienza multi canale e multi sensoriale, in cui ogni desiderio umano viene ripagato o lasciato agire: mangiare, camminare, riposare, divertirsi, creare, pensare, percepire e riflettere.

Tutte queste azioni non sono necessariamente in sequenza lineare, bensì seguono come un’ombra l’esperienza del viaggiatore all’interno della tenuta. Mi piace definire il fruitore di questo progetto come un viaggiatore e non visitatore, perché la grandezza della dimensione naturale del parco e l’ampiezza delle idee che fa scaturire, fanno viaggiare con i piedi e con la mente.

La scala di Francesca Banchelli nel parco di Tenuta dello Scompiglio

La scala di Francesca Banchelli nel parco di Tenuta dello Scompiglio

Il mio viaggio è iniziato con forti dubbi, con una mente spaesata e priva di riferimenti sicuri che utilizzo quando mi muovo in un habitat conosciuto. Qua ho dovuto riformulare alcune certezze, per lasciarmi andare alla ricerca di un qualcosa di incerto in realtà molto più concreto e tangibile di quanto credessi. Alla fine il senso vero, il collante di tutto è la natura che ospita il progetto di Tenuta dello Scompiglio e che ospita noi, viaggiatori erranti, in un ecosistema fatto di rispetto del territorio ospitante e di valorizzazione dello stesso, anche nei punti più nascosti e meno favorevoli alla vista dell’occhio umano.

 

Ecco svelato un segreto di Tenuta dello Scompiglio

All’interno del parco c’è un’installazione unica e non solo perché è un’installazione interattiva con il visitatore. Parlo di Camera #3, una stanza da letto dove si entra in uno spazio immersivo: entrando si prova l’esperienza della prigionia virtuale che vuole contrastare la routine quotidiana, lasciandosi andare all’introspezione, alle proprie paure, ai propri ricordi.

Camera 3 di Tenuta dello Scompiglio

Camera 3 di Tenuta dello Scompiglio – foto di Guido Mencari

Non racconterò le sensazioni provate all’interno di Camera #3: sarebbe poco interessante per chi legge oltre che estremamente personale. Invito chiunque si rechi a Tenuta dello Scompiglio di entrare in Camera #3 e provare l’esperienza di stare dentro il tempo necessario per sentire addosso “la pressione” di quell’atmosfera. Cosa intendo? Bisogna entrare nella camera per provare!

Sono alla fine e vorrei ringraziare le mie due compagne durante la visita alla cantina. Si chiamano Angelica ed Elena, rispettivamente responsabile della comunicazione ed enologa, che hanno patito con me il cado di Agosto mentre si camminava su e giù per la boscaglia di Vorno. La loro cortesia ed ospitalità sono state fondamentali per entrare al meglio nel mondo eno-artistico-culturale di Tenuta dello Scompiglio: grazie davvero!

 

di MORRIS LAZZONI

VinoperPassione

Il vino è semplice da capire, basta avere passione

9 Novembre 2020 – © Riproduzione riservata