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Otto bicchieri per otto diverse annate

 

Al Merano Wine Festival gli eventi di degustazione non sono mancati e hanno mantenuto alta e grande la qualità. Uno di questi era la verticale di Castello del Terricio, storica cantina toscana che da decenni incanta con la propria interpretazione del Cabernet Sauvignon nel suo vino simbolo: il Lupicaia.

L’azienda è legata a filo doppio con il suo territorio, in antichità abitato dalla civiltà etrusca che ha scavato le colline della zona di Castellina Marittima e delle zone limitrofe alla ricerca di ferro, rame e metalli vari. Il sole rosso disegnato sull’etichetta del Lupicaia è un omaggio alla civiltà dell’epoca del ferro, antichi interpreti ella costa toscana con la loro arte ma anche con la loro tecnologia, punto di riferimento per le popolazioni a venire. I Romani stessi devono molto agli Etruschi, così come alla civiltà greca. Non voglio uscire dal tema del vino, solamente farti capire quanto sia vero l’espressione che il vino è cultura.

 

→ Prima di approfondire la storia di Castello del Terriccio LEGGI L’ARTICOLO sul Merano Wine Festival!

 

La storia millenaria di Castello del Terriccio 

Si sa che la Toscana è una regione piena di storia e fascino: non lo dico solo perchè è la mia regione e ci sono attaccato, ma lo dimostra in ogni suo angolo. La storia toscana però non passa solo dalle piazze di Firenze o Siena, ma anche da tutti quei piccoli “ducati, principati, marchesati” ecc. che hanno caratterizzato per secoli la fisionomia politica della regione. 

Sulla costa toscana il termine Terriccio compare per la prima volta nel Medioevo, legato alle rovine del Castello di Doglia: sorgeva su quelle colline che oggi appartengono a Castellina Marittima, ed era una fortificazione vitale per la sopravvivenza dei cittadini che lo usavano sia per avvistamenti di attacchi dal mare, quanto per rifugio sicuro in caso di attacchi nemici.

Il castello è passato attraverso varie proprietà fino ad arrivare all’attuale nel primo dopoguerra. I Conti Serafini Ferri l’acquistarono dai polacchi Poniatowski, continuando l’ampliamento delle colture agricole avviate dalla precedente proprietà. Poi finalmente arriva il vino ( il motivo per cui noi appassionati conosciamo Castello del Terricio ), se è questo che ti stavi chiedendo. La linea di confine è rappresentata dagli anni 80, quando la famiglia Serafini Ferri decise di iniziare la produzione di vino, affiancandola a quella di mais, farro e cereali in genere. 

Non me ne vogliano gli agricoltori che ci sfamano e ci danno da mangiare tutti i giorni, ma fare vino è un altro passo: è un atto d’amore verso la terra e la storia della nostra civiltà che, almeno per me, non ha eguali!

Inizia la verticale di Castello del Terriccio al Merano Wine Festival 2018

Tutto pronto per la verticale del Lupicaia di Castello del Terriccio

 

Otto annate per capire l’anima di Castello del Terriccio

La degustazione è stat condotta da una sommelier di grande fama ed esperienza come Daniela Scrobogna, Sommelier nota e conosciuta dal grande pubblico per le molteplici apparizioni televisive e per la lunga carriera professionale. Avere una guida simile non è comune e puoi metterlo tra i privilegi da ricordarti per lungo tempo. Non sto facendo una sciorinata bella e buona, quanto un’ammissione della preparazione, passione e pathos messi in campo dalla Scrobogna.

Prima di iniziare il racconto delle annate ha voluto puntare l’attenzione sula bellezza della scenografia che circonda Castello del Terricio! Purtroppo non ho ancora visto con i miei occhi lo spettacolo raccontato da Daniela Scrobogna, ama cercherò di rimediare appena possibile. Nel frattempo mi fido del suo racconto e delle foto che ho visto durante la degustazione al Merano Wine Festival: potrebbe essere un’altra bella occasione per parlare di nuovo del Lupicaia e di Castello del Terriccio!

 

Il viaggio dal 2001 al 2015 ( in anteprima )

La prima annata ad essere degustata è stata la 2001, quindi la più vecchia, come spesso si fa nelle degustazioni verticali. Si parte dall’annata più vecchia per arrivare alla più recente, in modo da poter apprezzare al meglio profumi e sentori. IMPORTANTE: il Lupicaia è da sempre un vino a base di Cabernet Sauvignon, prevalente dall’85% al 90%, in funzione delle annate. Il resto dell’uvaggio è Merlot oppure Merlot e Petit Verdot ( anche in questo caso dipende dalle annate). Inizio il racconto e nel mentre capirai quali sono state le annate che mi hanno colpito di più!

 

Lupicaia 2001 

Un vino che inizia ad avere 17 anni sulle spalle può dare grandi soddisfazioni e il Lupicaia 2001 di Castello del Terriccio ci mette del suo per farsi apprezzare. Mi colpisce al naso per l’ampiezza e potenza di profumi, per nulla scalfiti dal passare del tempo. La nota principale è l’eucalipto, tipico della zona, ma sento anche prugna secca, alloro, oliva nera e un bel ricordo di fiori secchi. I profumi sono avvolgenti, ma al tempo stesso non banali anche quando si presentano note più dense come tabacco scuro, cioccolato, chiodi di garofano e il tipico peperone verde del Cabernet Sauvignon che resiste al passare del tempo.

Il peperone torna al palato, pur essendo circondato da frutti surmaturi, smorzati nella forza da mentolato, alloro e maggiorana. Il tannino ancora c’è, va a segno e lascia una zampata sulle guance: il vino è vivo e ne ha ancora da dire per lungo tempo. Non ha più gli artigli affilati, ma giusto così per il bilanciamento e l’equilibrio generale. Chiude con sensazioni argillose, una buona persistenza e con il giusto grado di morbidezza.

Lupicaia 2004 

Saltiamo tre anni e si va a pescare un’annata sulla carta valida e vediamo la tenuta la tempo di questo purosangue. Già il colore racconta molto e lascia tranquilli: che bella quella pienezza profonda e la lucentezza leggermente aranciata che vedo ai bordi del calice.

La traccia di evidente eucalipto al naso non mi molla ( sarà una costante in questa degustazione ed una nota tipica della zona ). Ci sono note erbacee scure come quelle del tabacco fumè, di fiori secchi, poi arrivano pietra focaia e grafite. I frutti di bosco sono un pò più nascosti, quasi timidi a farsi notare, nonostante li percepisca maturi e densi di profumo. L’intensità al naso non gli manca ma arriva in modo cupo, per cui non si esprime al massimo delle sue potenzialità.

Al palato è rotondo, ampio e forse un pò meno bilanciato rispetto alla 2001. Sento maggiormente l’alcol, i frutti mi sembrano ancora più surmaturi con amarena e prugna dense e polposissime. Il tannino però è ancora vivo e lascia il segno con un’astringenza evidente e più forzuta dell’altra annata. È ferroso, ematico, con tratti mentolati e balsamici che bilanciano tutto quel frutto, portando anche adeguate acidità e freschezza. Al palato è pronto, godibile e lungo in persistenza.

Lupicaia 2005 

Ormai sono abituato a vedere nel Lupicaia di Castello del Terricio questo rubino, pieno e denso ma anche vibrante nella sua riflessione luminosa. Fermo i ricordi degli altri due vini e li confronto con l’annata 2005: trovo conferme ma anche novità. 

So che troverò una buona traccia balsamica e qua l’eucalipto non è da meno! Mentre nella 2004 stentavo ad avere una buona impressione dei frutti, qua è nitida e anche potente con prugna, ribes nero e marasca ben mature. I suoi profumi mi riempiono le narici, dandomi anche ricordi di tabacco, pepe nero quasi pungente, una leggera sensazione eterea. Sai che c’ho sentito anche una minima traccia di arancia sanguinella?

In bocca riesce a bilanciare le sensazioni e a lasciare un ottimo ricordo di amarena carnosa, alternando il gusto pieno della prugna alla leggerezza citrina dell’arancia rossa. Il tannino è muscoloso, importante e integrato con alti livelli di sapidità. Il tocco citrino di cui ti parlavo è quella che gli dà anche tanta acidità, pronta a combattere la morbidezza dei frutti e tenerlo in piedi in modo perfetto. Questo suo essere completo è l’arma vincente per la durata nel tempo: è un grande vino e lo farà vedere ancor di più tra qualche anno.

 

→ Finora non ho visto passi falsi! Vuoi vedere che sarà difficile scegliere la migliore annata di Castello del Terriccio?

 

Verticale Castello del Terriccio Lupicaia

 

Lupicaia 2007 

Sono curioso di valutare il risultato di una delle grandi annate toscane e di verificare se  anche al Castello del Terriccio si mantengono le premesse di grandezza. Il colore si che è grande! È carico, denso, quasi impenetrabile alla luce, ma la tempo stesso la riflette molto bene.

L’ampiezza e la grandezza arrivano anche quando avvicino il calice al naso, perchè i profumi sono potenti, larghi e quasi “densi” tanto si fanno percepire. La carica olfattiva del Lupicaia 2007 è superiore agli vini sentiti finora, ma attenzione che la classe e la finezza non mancano in ogni caso. Qua si che i sentori fruttati sono i protagonisti! Prugna, mora, cassis e poi mirto, il profumo della macchia mediterranea, sempre il filo conduttore dell’eucalipto ( anche se un pò smorzato dalla densità dei frutti ), poi tabacco e tanto pepe nero a stuzzicare le narici: chiude con un pizzico di liquirizia e chiodi di garofano.

E poi che gusto che sento all’assaggio: una pienezza così è difficile da dimenticare. Il vino mi riempie il palato, toccando ogni angolo ma anche lasciando quella giusta acidità che stemperi la complessità del gusto fruttato. Trovo anche una parte citrina in quei frutti, perché mi ritorna piacevole l’arancia rossa. Perfino il tannino riesce a farsi apprezzare, nonostante non manchi di mostrare i muscoli e di astringere al palato. L’alcol non è eccessivo, ma anzi mi sembra resti nei ranghi della normalità. Ha una buona sapidità e mi lascia la bocca sabbiosa e sassosa nel finale, con una vena amaricante che chiude le sensazioni, aprendo a lunghi secondi di persistenza.

 

→ Capirai alla fine dell’articolo qual è stato il mio preferito di questa degustazione verticale. Ma se ti piacciono i vini che giocano di possenza, Lupicaia 2007 è un gran vino!

 

Lupicaia 2009

Finora di passi falsi non ne ho visti, quindi la 2009 come sarà? Guardando il colore mi rendo conto che la luce non può filtrare attraverso il vino: è corposo, denso e ancora ben vivo. 

Poi al naso i profumi mi avvolgono: forse sono un pelino invadenti ma ci sta, piccole esuberanze di gioventù! E qua ritorna il tratto balsamico a fare il protagonista, seguito da ricordi di macchia mediterranea, mirto, ginepro e liquirizia. Sento la sua ematicità ed il suo essere ferrugginoso che mi piace, mi ispira e mi trascina. Resisto anche a tutta quell’esplosione fruttata che quasi mi stende, perché c’è tanta concentrazione nei profumi del Lupicaia 2009. 

Al palato però è fresco, con buona salivazione, pur mettendo in campo un tannino affascinante per la sua capacità di portare grip al palato, ma al tempo stesso di essere ben integrato e di non disturbare. È un vino sapido e con toni fruttati che tornano in maniera importante, prima del solito mentolato/balsamico che lascia una buona leggerezza. È molto elegante, equilibrato e lascia la bocca pulita ed asciutta nel finale, con la parte alcolica che non crea il minimo disturbo pur facendosi notare in etichetta.

 

Anche per la degustazione verticale di Castello del Terriccio ho usato Memowine come quaderno dei miei appunti. All’interno potrai dividere gli appunti per le 3 differenti degustazioni ( visiva, olfattiva e gusto-olfattiva ), oltre a scrivere tutti i dati riguardanti il vino: non solo nome dell’azienda o annata ma anche se ha fatto legno in affinamento, l’età del vigneto oppure la quantità di solfiti che contiene e tanto altro. Molto utile!

Memowine e Castello del Terriccio

 

Lupicaia 2010

È ancora più giovane e pimpante, non solo per l’annata in etichetta, anche a prima vista. Basta guardare il colore rubino lucente e vibrante. Al naso ha ricordi dolci, che fanno immaginare morbidezza: cioccolato, vaniglia e un buon contributo dell’ecucalipto, ma anche tabacco biondo, marasca e mirtillo ben maturi, ma al tempo stesso quasi croccanti. 

Forse ha meno “profondità” e lunghezza nei profumi, si muove più leggero al naso, forse è ancora un pò chiuso nel far esplodere la sua personalità. Ritrovo questa gioventù anagrafica anche al palato, dove la croccantezza e freschezza la fanno da padrone. Il risvolto della medaglia forse è il tannino, ancora acerbo per esprimersi in modo elegante, infatti lo trovo un pò fuori equilibrio rispetto alle altre sensazioni. Ci sta e non mi spaventa la cosa, vedendo le potenzialità di evoluzione del top di gamma di Castello del Terriccio.

Al palato prevale la nota scura dell’erbaceo e del tabacco che non pregiudicano una buona salivazione: c’è poco spazio per la morbidezza e per un buon bilanciamento. Ma diamogli fiducia, sono convinto che arriverà.

Lupicaia 2013

L’annata lascia poco spazio all’immaginazione, almeno dopo aver visto le potenzialità dei Lupicaia più “anzianotti”. Forse non avrà ancora il physique du rôle da grande attore, ma non voglio sbilanciarmi prima del previsto. Al naso però porta profumi più grossi e corposi del 2010: l’annata 2013 è stata un’annata calda, a tratti afosa, ecco quindi il primo segno tangibile.

Nonostante i profumi siano ancora da aprirsi totalmente, già ora si intuisce la sua potenzialità evolutiva. Comunque frutti come lampone e marasca già ora sono evidenti, un minimo di liquirizia, tabacco secco, menta, mentre mancano all’appello un pò le spezie. Mi colpisce bene il peperone verde, ancora ben presente e nitido come profumo caratterizzante del vitigno.

Al palato è intensamente agrumato, salivante e con un tannino che non fa nulla per piacere ai fan dei vini morbidi e rotondi. È ovviamente un pò scollegato dal resto, dimostrando forza e tensione astringente che si fanno notare senza troppe remore. La parte vegetale torna anche al palato, la sapidità c’è e si fa bella più che in altre annate. Una buona persistenza c’è già, ora facciamo arrivare anche l’equilibrio. La stoffa c’è, dagli un pò di tempo!

Lupicaia 2015 ( in anteprima )

La 2015 non è ancora uscita sul mercato, quindi il giudizio riguarda un vino che ancora sta finendo il suo affinamento. Lo dimostra il colore che ha ancora riflessi porpora in mezzo alla brillantezza del rosso rubino. 

Per assurdo al naso è più intensa la 2015 della 2013: almeno come potenza e ampiezza di profumi, nonostante anche qua ci sia bisogno ancora di qualche mese per arrivare all’equilibrio. Deve fare un altro anno di affinamento in bottiglia, quindi il beneficio del dubbio è il minimo!

Nonostante ciò si presenta con tutti i profumi tipici della sua natura, solamente meno nitidi e ampi: il principio di balsamico è già evidente, ciliegia e mora puntano più sulla croccantezza che sull’essere surmature, la vena erbacea del peperone è ancora verde e fresca e le spezie pungono leggermente al naso. Ha una buona speziatura, ma è più fine e meno evidente rispetto ad altre annate.

Al palto si connota come un vino tannico, astringente ma anche vegetale, con la nota di peperone verde tipica del Cabernet Sauvignon che si integra alla ventata ariosa della menta e del balsamico. È carico di sapidità, l’alcol gioca un ruolo primario, ma non evita di far risaltare anche la freschezza e l’acidità che sono ad alti livelli. Chiude vegetale, amaricante e con molto meno ematico delle altre annate. La base è veramente ottima: diventerà uno dei campioni della storia di Castello del Terriccio!

 

→ Fammi sapere cosa ne pensi dei vini di Castello del Terriccio e quali hai bevuto: mandami una mail oppure un tuo commento.

Nel frattempo ringrazio l’azienda per l’occasione di partecipare ad un evento simile ed il Merano Wine Festival per la perfetta organizzazione dell’evento.

 

di MORRIS LAZZONI

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20 Dicembre 2018. © Riproduzione riservata