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Ogni anno il Consorzio del Chianti Classico organizza una manifestazione in cui assaggiare le nuove annate delle aziende partecipanti. Quest’anno sono state 200 ed hanno portato più di 740 etichette: diciamo che non trovare il vino che aggrada sarebbe stato abbastanza difficile!

La location è sempre la Stazione Leopolda di Firenze, in uno scenario ben gestito ed organizzato, nonostante il grande afflusso di persone ( stampa specializzata ed operatori di settore ) italiane e straniere, che hanno trovato in degustazione le diverse versioni di Chianti Classico come Annata, Riserva e Gran Selezione.

La Collection 2020 è stata record di presenze con quasi 3000 persone tra addetti del settore e stampa!

Chianti Classico Collection 2020 alla Stazione Leopolda di Firenze

Copertina ufficiale della Chianti Classico Collection 2020

Il Chianti Classico dimostra ogni anno di essere sempre più in salute. Adesso mancano solo le Menzioni Geografiche per salire ancora di livello e dare ancora più spazio all’estrema varietà territoriale!

La Chianti Classico Collection 2020 mi è stata utile per dare uno sguardo alla produzione totale della zona, variegata e diversa a seconda della località di provenienza dei vini.

Da San Casciano Val di Pesa fino a Castelnuovo Berardenga si possono avere infinite sfumature di Sangiovese, aiutato dagli autoctoni toscani o dagli internazionali, anche se ho notato che l’utilizzo del Sangiovese in purezza sta prendendo sempre più piede.

Ingresso della Stazione Leopolda di Firenze per la Chianti Classico Collection 2020

Ho trovato tanti vini che mi hanno colpito e qualcuno mi ha anche sorpreso in positivo. Quando bevo Chianti Classico le delusioni sono sempre poche: anche alla Collection 2020 è stato lo stesso!

Vuoi che il Sangiovese è nelle mie corde, oppure che venga fuori il sentirsi toscano, ma ogni volta che mi capita di assaggiare così tanti Sangiovese sto bene e mi diverto.

Ho notato tanta qualità nei vini dell’annata 2018, nonostante non sia stata facile la sua gestione in vigna; lo stesso potrei dire per i campioni presenti della 2017, altrettanto complicata a causa dell’elevate temperature estive. Sembra però che la maturità del sapere delle aziende del Chianti Classico abbia portato a ben interpretare entrambe le annate, producendo vini corretti, personali e di carattere.

I vini mi sono sembrati capaci di affrontate i prossimi anni di affinamento in bottiglia con decisione, grazie ad acidità giuste, tannino in molti casi ben gestito e finezza che si intravede attraverso le maglie dell’attuale ed eccessiva gioventù. Le premesse ci sono e questo è il bello di avere assaggiato molti campioni diversi contemporaneamente.

A volte le annate definite “minori” possono riservare sorprese positive: ho assaggiato pochissimi prodotti sgraziati o poco sensati. Il Chianti Classico ha sempre più possibilità di rappresentare la qualità italiana nel mondo, se saprà confermarsi di anno in anno!

 

Adesso è il momento dei migliori assaggi della Stazione Leopolda

Non posso scrivere di tutti i vini e scriverò solo di quelli che, per un motivo o di un altro, mi hanno lasciato una migliore impressione. Non vorrei ripetermi ma la media qualitativa è stata alta, per cui il giudizio positivo vale anche per quegli assaggi che non metterò nell’articolo.

 

Tra i miei assaggi non troverai nomi altisonanti: mi piace dare spazio piuttosto a chi è più piccolo, meno conosciuto oppure alle realtà famigliari che producono minori quantità. 

 

La Lama – Castelnuovo Berardenga ( SI )

Inizio da una piccola e famigliare azienda vinicola, mai conosciuta prima, che mi ha colpito per carattere e stile. Producono circa sette mila bottiglie grazie ai circa due ettari totali: i vini escono quando sono pronti, ecco per cui mi trovo sul tavolo un Chianti Classico 2014! È pieno, carico e corposo al naso come non mai (parlando di una 2014), ma non perde in finezza olfattiva e bilanciamento dei profumi. Al palato è snello, ancora ben acidulo nel ricordo fruttato, ha un tannino preciso e diffuso, oltre ad una bevuta dinamica.

Alla Collection 2020 del Chianti Classico ho scoperto i vini de La Lama

Resta nel solco il Riserva 2013 che è ampio, evoluto, balsamico e più rotondo nei profumi di frutti macerati, ricordi tostati e floreale secco. Al palato è più tannico, causa un’annata ben più calda, ma non si smorza l’acidità di un Sangiovese capace di affrontare con eleganza e finezza gli anni a venire.

 

Monte Bernardi – Greve in Chianti ( FI )

Questi vini li bevo e li seguo da un pò ed ogni volta son contento della scelta fatta dall’attuale proprietà di stravolgere il passato aziendale per seguire una strada più semplice, tradizionale e vera!

La 2018 spinge su frutti, fiori e leggera ematicità in un contorno già bello e fine. La spiccata acidità agrumata in bocca ricorda l’arancia sanguinella, il tannino è fine ed allunga in sapidità, lasciando la bocca pulita.

Mi piace molto anche la Riserva 2017, più noir al naso ma non per questo pesante. Ematico e sanguigno, poi arrivano il balsamico e la marasca a dare spessore. Per fortuna è fresco in bocca, è un vino movimentato e mai seduto dove il tannino è fitto, deciso e va a braccetto con un lungo finale fruttato.

I Chianti Classico di Monte Bernardi alla Collection 2020

Sa’etta Riserva 2016 invece è il simbolo aziendale dell’eleganza, figlio di un terroir pieno di alberese, che conferisce frutti polposi ed aciduli al naso, ricordi erbacei e chiusura tostata e leggermente mentolata. Mi piace l’equilibrio tra tannino, acidità, corpo e bevibilità. Ha tanto futuro di fronte.

I vini di Monte Bernardi mi sono piaciuti tanto, così come l’approccio simpatico e solare di Jacy. I proprietari sono stranieri, ma i vini sanno proprio di Panzano!

 

 

I Fabbri – Greve in Chianti ( FI )

Le antiche tradizioni vinicole della famiglia sono state riportate in auge dall’attuale titolare, Susanna Grassi, alla fine degli anni 90. Il Chianti Classico Lamole 2018 è affinato in cemento per portare tipicità e delicatezza olfattiva della zona, mentre in bocca arriva snello, delicato, con tanti frutti croccanti e tannino giusto per dare spessore ma senza travolgere.

Il Terra di Lamole Riserva 2017 porta un piccolo apporto di Colorino ed aggiunge l’affinamento in botte per metà della massa. È un vino più carnoso, sempre salivante e con un tannino ben aggrappante alle gengive, oltre ad una bella chiusura acida e fruttata.

Mi è piaciuto ancor di più il Riserva I Fabbri 2016 che profuma di ematico e frutti sottospirito, di sottobosco e humus, chiudendo leggermente fumè. In bocca ha un sorso polposo, pieno ma anche salivante e spinto nella larga dimensione tannica. E che bella persistenza!

I Fabbri presenti alla Collection 2020

 

Cinciano – Poggibonsi ( SI )

Ritrovo ancora i vini di questa bella realtà che mi avevano già colpito in precedenti degustazioni. Alla Collection 2020 hanno portato il Chianti Classico 2018 come campione di botte: riempie il naso con la densità dei frutti e fa capire che avrà un bel caratterino. È carnoso, vivo, croccante e sapido nonostante il tannino debba ancora maturare.

Il 2017 è fine al naso, con un buon equilibrio tra componente fruttata ed evoluzioni. Mi riporta ottime sensazioni anche in bocca, dove ciliegia e ribes riempiono con polpa, prima di venire sopraffatti dalle tonalità scure del tabacco e del caffè. Tannino equilibrato.

Ancor più bella la Riserva 2016 che è più fine e nitida nella precisione olfattiva dove frutti, balsamico, ematico e note tostate si uniscono in modo armonico. Ritorna nel solco della frutta anche in bocca, sempre con buona acidità ed un tannino di struttura ma preciso.

Gamma vini di Cinciano di Poggibonsi durante la Collection 2020 di Firenze

 

Non spaventarti per le note di degustazione. So che si vedono sempre meno: ormai i social hanno dato parola a mandrie di analfabeti enofili che, mettendo due foto e sparando cazzate, credono di essere i nuovi critici mondiali. Io non ho quell’ambizione: voglio solamente darti un mio umile contributo.

 

Il Chianti Classico di Cantina Ripoli a Barberino Val d’Elsa ( SI )

Il garagista Francesco Sarri ha portato alla Collection 2020 un 2017, peraltro unico vino prodotto, che è in splendida forma. Agrumato e citrino al palato, con tanta salivazione e tannino ancora ben asciugante. Mette voglia di bere, nonostante non manchi la struttura. Lo penso a tavola, da abbinare alla cucina tradizionale ma senza sottovalutare la finezza dei suoi profumi, eleganti e mai banali.

Questa volta l’invito lo faccio pubblicamente, caro Francesco: quando passi da Massa-Carrara fai un fischio!

Il vino di Cantina Ripoli alla Stazione Leopolda per Collection 2020

 

Poggio Torselli – San Casciano Val di Pesa ( FI )

Niente annata 2018 ma un Chianti Classico 2017 che è rotondo al naso, elegante e con frutti neri pimpanti, mentre all’assaggio sarebbe ancora meglio se avesse un tannino un pò più equilibrato. Ha acidità, lunghezza e frutto nel finale. L’annata 2016 forse è meno fine, più ematico e con maggiore maturazione dei frutti, mentre cambia pelle al palato con croccantezza, bevibilità ed evoluzione ancora da completarsi.

Il Riserva 2016 continua nel solco del precedente, ma è più scuro nei profumi, più deciso su note tostate e mentolate. Composto in bocca, più elegante, nonostante un tannino ben presente.

Poggio Torselli e il Chianti Classico di San Casciano

 

Podere L’Aja – Radda in Chianti ( FI )

Quest’azienda è stata una delle sorprese più gradite della Chianti Classico Collection 2020, per me ovviamente! Tutti i vini mi sono piaciuti anche se in modo diverso. Penso all’annata 2016 che ha profumi di frutti neri, foglie di thè, caffè e mora di rovo, però in bocca è asciutto, snello, con una bellissima e continua acidità.

Nel Chielle 2016 i profumi sono più personali, forse perché deriva da piante di almeno 40 anni. C’è mineralità, ferro, frutti neri e tanta finezza. È ancora più dinamico al sorso e procura tanta salivazione, con un tannino fitto ma dolce e che ben si integra con il frutto. Bello!

E poi il Riserva 2015 che arriva anche dal vigneto più vecchio, piantato nel 1968. Erbaceo e tostato, quindi tabacco, caffè, sottobosco e poi oliva nera e prugna. In bocca è ricco, ampio e potente senza perdere il legame con l’acidità. Chiude sapido e ben persistente!

Podere L'Aja alla Collection 2020

 

Fattoria di Montemaggio – Radda in Chianti ( FI )

Ritrovo le amiche di Montemaggio, Valeria e Ilaria, sorridenti e cordiali come sempre, che presentano le vecchie annate dei loro vini. Sto scherzando, ovviamente, ma lo sottolineo per far capire che a Montemaggio i vini escono sul mercato con qualche anno di ritardo.

Parto dall’annata 2014, spesso definita una “figlia minore” del decennio appena trascorso, eppure buona e godibile! Ha tutto al naso: ematico e ferro, finezza, amarena, leggerissimo cuoio, mentre in bocca è liscio, setoso e con tannino delicato ed integrato nella vena acida e fruttata. Se si beve così, allora viva la 2014!

Il Chianti Classico 2015 ripercorre la stessa strada, aggiungendo maggiore struttura ed aumentando la densità del frutto. In bocca è sempre salivante e croccante, quasi dilagante in acidità. Il tannino è fitto: è un vino che ha stoffa per andare molto avanti nel tempo.

Mi piace molto la Riserva 2013 che porta un corpo di profumi che mi riempiono le narici per densità. Sembra più rotondo nei profumi ( e lo sarà anche al gusto ), ma in ogni passaggio non perde finezza e godibilità. È il più equilibrato ed elegante di tutti, segno che il tempo in bottiglia a questi vini fa molto bene.

Montemaggio e la bellezza di Radda in Chianti

 

Montefioralle – Greve in Chianti ( FI )

Sono contento di aver incontrato una mia conoscenza Lorenzo Sieni, già delegato Fisar di Firenze, e non sapevo che fosse parte integrante dell’azienda. Mi ha fatto sentire il 2017 affinato in barrique esauste e creato da Sangiovese con una piccola parte di Colorino e Canaiolo. È delicato per la parte fruttata, mentre spiccano maggiormente spezie ed ematicità. In bocca è agrumato e citrino, con sorso slanciato e con tannino che prende tutto il palato, chiudendo con ricordi sabbiosi accennati.

La Riserva 2016 invece proviene dai vigneti più vecchi e mi coglie con decisione e pienezza di profumi, più scuri e profondi: sento frutti spolpati, humus, cacao e tabacco scuro. È anche più tannico in bocca, più spinto nell’intensità, ma sempre con buona acidità ed eleganza.

Montefioralle alla Stazione Leopolda di Firenze

 

Se non l’hai capito, non mi piacciono neppure i punteggi. Ci sono già tanti “critici” che danno i numeri, a volte con senso mentre altre dietro lauto compenso. Io li bevo e te li racconto. Fine.

 

Castellinuzza di Cinuzzi – Greve in Chianti ( FI )

Famiglia ed il nome sono storici per la zona, così come l’approccio al vino è tradizionale e segue tempistiche di uscita sul mercato un pò diverse dalla norma. Al banco l’annata più recente era la 2016 che si è presentata in veste ematica, speziata e con note fruttate cariche, per poi dare spinta acida, magrezza del sorso, agrumato e tannino bilanciato.

Ho apprezzato anche la Riserva 2015 che resta nel solco della 2016, pur alzandone tutte le qualità olfattive ed aggiungendo quel mix di balsamico e mentolato che dà ancor più leggerezza. Al palato invece è più verdognolo nel tannino, che deve ancora finire di integrarsi nel vino, mente ripercorre la beva del precedente.

Castellinuzza e la tradizione del Sangiovese del Chianti Classico

 

Val delle Corti – Radda in Chianti ( Fi )

I loro vini mi sono sempre piaciuti, perché hanno uno stile semplice, spontaneo e veramente chiantigiano. Il Chianti Classico 2018 è ancora un campione da botte, però già esprime la sua personalità. Fruttato, erbaceo e speziato sono già intrappolati dentro ad un cornice di finezza che non potrà che migliorare, mentre in bocca è ben agrumato e fresco, con un tannino fitto e mai esplosivo. Gran bella beva.

La 2017 invece gioca su tonalità più cupe e mature, in cui trovano spazio liquirizia, tabacco e chiodi di garofano, pur non perdendo di vista la linea di confine tra finezza e mancato equilibrio. L’assaggio è molto simile alle 2018, fatta eccezione del tannino che è più forte e muscoloso. Chiude denso, a tratti sabbioso ed ancora in movimento.

Valdellecorti in mostra alla Collection 2020

 

La forza del Chianti Classico è il Chianti Classico stesso

Sono campanilista, lo so. Lo ammetto e, pur non vantandomene, non posso che farmene una ragione. Lo dico perché considero il Chianti Classico un territorio talmente magico, che sia difficile conoscerlo davvero se non dopo anni e anni di degustazioni, bevute e magari qualche sbornia.

Non mi prendere per pazzo, ma è la verità. Qua si fa vino da secoli: già ai tempi di Dante c’era qualcuno che commerciava i vini della zona, lasciando scritti e testimonianze! Poi è arrivato Cosimo III dei Medici a sigillare che questo fantastico territorio ha la bontà e la caparbietà per produrre vini di razza.

Quando un’areale vinicolo ha queste radici profonde, non basta un’annata “storta” per infangarne il nome e la tradizione. In passato c’aveva pensato qualche produttore, andando verso il gusto internazionale e la conquista dei palati del nuovo mondo. Qualcuno che lavora così c’è ancora, sbagliando ovviamente: ma questo è un mio semplice giudizio.

Credo che un vino che piaccia ai palati di tutto il mondo lo si possa creare ovunque e senza troppi problemi, considerando quanto sia permesso mettere mano e modificare la “materia liquida” che porti in cantina.

Essere sempre sè stessi è molto più complicato. Il Chianti Classico che vorrei stà tornando ad essere quello: l’hanno capito le aziende e piano piano lo capiranno anche i consumatori medi. Per il momento festeggio lo stato di salute di questo fantastico vino: cosa accadrà nel futuro non lo so, ma le premesse per far bene ci sono tutte!

Sono stato un pò prolisso, lo so! Non ci riesco a fare quegli articoli striminziti che fanno i “grandi critici” del vino. In questi giorni ho letto cose davvero minuscole che mi hanno fatto pensare. Ma davvero vogliamo che la comunicazione del vino vada verso quella direzione?

 

Mentre ci pensi, io mi stappo un bel Sangiovese!

 

di MORRIS LAZZONI

VinoperPassione

Il vino è semplice da capire, basta avere passione

21 Febbraio 2020. © Riproduzione riservata