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BIONDI SANTI, DALLA TRADIZIONE ALL’INNOVAZIONE

Ci sono pochi nomi nel mondo del vino che non necessitano di presentazioni e, tra questi, possiamo sicuramente includere il nome Biondi Santi. E’ simbolo di tradizione secolare, ma anche di innovazione nel vino che parte da lontano. Parte intorno al 1870, quando Ferruccio Biondi Santi iniziò ad usare un nuovo clone del Sangiovese che chiamò Brunello. Inizia da lì la prima vera innovazione della famiglia che, continuando a cavallo dei tre secoli, ha portato quel nome nell’olimpo dell’enologia mondiale.

Jacopo Biondi Santi Sassalloro 2009

La vera innovazione di Jacopo Biondi Santi è stata di indirizzarsi su un nuovo territorio, distante dalle origini di Montalcino. È andato su un altro fronte della Toscana vinicola, quella Scansano da tutti conosciuta per il suo famoso Morellino, che deve anch’esso i propri natali al Sangiovese. E’ al Castello di Montepò che nasce una nuova realtà vinicola che produce, tra gli altri, un interessante Toscana I.G.T. come il Sassoalloro.

Sassoalloro e gli altri prodotti di Castello di Montepò rappresentano una nuova frontiera rispetto al paragone col classicheggiante Brunello. In ogni caso si è voluto mantenere l’ aspetto tradizionale facendo uso di quel Sangiovese Grosso che tanta fortuna ha portato dalle parti di Montalcino.

JACOPO BIONDI SANTI SARÀ ALL’ALTEZZA DEL NOME?

Sassoalloro1

Come detto poco fa il vero fulcro del Sassoalloro è il Sangiovese, peraltro utilizzato in purezza per creare un vino unico e particolare sulle famose colline della Maremma. Ho degustato l’annata 2009 che si presenta di un intenso rosso rubino con lievi riflessi violacei. Ha una buona consistenza nel bicchiere. Evidenzia subito i notevoli sentori di mora e lampone che si uniscono a leggere note erbacee. Non infastidiscono ma anzi si mostrano in sottofondo.

I profumi sono intensi ed abbastanza fini nella loro struttura riuscendo a ben predisporci alla carica di tannino. È comunque presente nonostante la minor forza e ruvidità tipica di altri Sangiovese. E’ un vino “caldo” cioè che sprigiona una bella sensazione di calore dovuta al più che discreto titolo alcolometrico. Riesce però anche a mettere in evidenza altre caratteristiche come una discreta freschezza, una buona sapidità e delle ben presenti note minerali. Tutto ciò risalta al palato come sentori finali nella degustazione.

COMUNQUE IL SASSOALLORO SI FA PIACERE

Di sicuro non fanno nulla per nascondersi anche la qualità portate dall’evoluzione. I profumi terziari ci sono. Percepisco un bel tocco di cacao amaro, una fine trama ematica che si unisce a quel principio di fumè che riporta al tabacco. Poi non mancano pepe nero, ginepro e liquirizia a completare il bagaglio di sfumature.

E’ un vino robusto, di corpo ma anche abbastanza persistente nel suo gusto. Presenta anche una discreta armonicità nel suo complesso. Avrebbe bisogno ancora di un paio di anni di affinamento per esprimere le proprie qualità con maggiore armonia ed equilibrio. In sintesi possiamo dire che sia un vino decisamente apprezzabile e piacevole. Va bene anche per chi non ama la forte tendenza tannica tipica dei vini rossi toscani. Oppure per chi apprezza maggiormente la morbidezza e la gentilezza al palato.

Ho provato poco tempo fa un altro grande vino toscano dell’annata 2009. Sei curioso? Allora leggi quello che ho scritto!

Per info: Jacopo Biondi Santi | Scansano ( GR ) | www.biondisantimontepo.com

di MORRIS LAZZONI

VinoperPassione

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28 Ottobre 2015. © Riproduzione riservata