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DA MONTALBERA UN GRANDE VINO DA UN PICCOLO VITIGNO

Montalbera

Quando ci si mette a ricordare le 17 Docg della regione Piemonte spunta verso la fine dell’elenco, il Ruchè di Castagnole Monferrato, parente meno nobile e conosciuto dei vari Barolo, Barbaresco e Barbera varie. E’ un vitigno di antiche origini oltreché poco certe e conosciute a partire anche dallo stesso nome. Alcune indicazioni lo vogliono arrivato dalla Francia e coltivato inizialmente da alcuni monaci. In seguito è diventato un vino da pasto quotidiano fino alla giusta e sana voglia di riscoperta odierna. E Montalbera ha i suoi giusti meriti.

In Italia ogni territorio può vantare delle aziende vinicole che hanno fatto della coltivazione di uno o più vitigni la loro missione aziendale. A Castagnole Monferrato il nome della cantina Montalbera è legato a filo doppio con quello del Ruchè. Non assomiglia a nessun altro vitigno se non fosse per qualche affinità genetica con il Pinot Nero che fa pensare ad un probabile provenienza, tutta da verificare, dalla Borgogna.

Colline vicino Montalbera

DA MONTALBERA COLLINE E VISTA MOZZAFIATO

Due parole sulla cantina Montalbera le spendiamo? Diciamo che la foto qua sopra può raccontare, più di ogni mia parola, la bellezza delle colline del Monferrato. Dopo uno scorcio del genere il silenzio da contemplazione dovrebbe essere posto per legge. Ma è opportuno dare la giusta considerazione a chi, giorno dopo giorno, mette in campo sforzo e impegno per portare avanti un sogno, più che un progetto. La cosa entusiasmante dei sogni è quando vengono dapprima idealizzati, realizzati e poi riconosciuti da molti come fatti concreti. Per questo i premi e riconoscimenti a favore del Ruchè di Montalbera sono li a testimonianza di questo successo!

IL VINO HA TUTTE LE CARTE IN REGOLA PER UN GRANDE SUCCESSO

Non mi permetterò di sentenziare né di fare proclami. Ma gli appunti e le impressioni di degustazione mi piacerebbe condividerli, perchè sono appunti molto interessanti! Non mi era mai capitato di essere di fronte ad una bottiglia di Ruchè. Devo mettere alla prova i miei sensi per azzerare i punti di riferimento che ho accumulato. Devo andare oltre lo schema predefinito che inevitabilmente abbiamo quando si è al cospetto di un vitigno già conosciuto. Il Ruchè è diverso. Si veste e si profuma di sentori tutti suoi. Vanno dapprima codificati, imparati e conservati nei cassetti della memoria per essere utili alla prossima degustazione.

Montalbera Ruchè

Dicevo prima che il Ruchè ha una lontana somiglianza genetica con il Pinot Nero. Effettivamente la tonalità leggermente scarica del rosso rubino lo ricorda ( così come ricorda il vicino cugino Nebbiolo ). Però arriva subito il contrordine dato dalla particolare consistenza. La superficie del calice è segnata bene dal vino e tutti gli archetti e le lacrime che troviamo, trasformano visivamente il numero presente in fondo all’etichetta: 14,5%! Un modo originale di rispondere presente all’appello di classe!

Laccento 2015 è un vino giovane, ovviamente. Non subisce passaggi in legno ma resta ad affinare in bottiglia per 6/8 mesi a stemperare un pò il buon residuo zuccherino presente. Rimane non nel gusto quanto nella capacità di dare forza e struttura a tutto il corpo del vino.

MOSTRA SUBITO LE SUE CARTE

E’ un vino bello sveglio e presente fin da subito visto che basta avvicinare il calice al naso per avere già un quadro abbastanza chiaro di tutte le sue intenzioni. Carico, abbastanza potente e vispo nel farsi capire e nel tendere in trappola il nostro olfatto. Sa anche come ammaliare. Ha una complessità di sentori che non tirano subito giù la maschera e che amano farsi cercare. Non tradendo però le alte aspettative iniziali. In altre parole sa di essere un ottimo presentatore di sé stesso. Fa tutto con particolari finezza ed eleganza che lasciano quasi sorpresi.

IL LACCENTO DI MONTALBERA SA COME PIACERE

Voglio farmi rapire dalle sue caratteristiche e mi perdo nell’individuare tutte le sue sfumature fruttate, floreali e speziate che arrivano dal vino. Fiori freschi e carichi nel colore come viola e rosa, frutti di bosco e ciliegia rappresentano i frutti mentre cannella e una spolverata di pepe nero sono i candidati delle spezie. Ribes, lampone e ciliegia hanno la tensione esplosiva di un teenager ma con quella marcia in più che si può sentire in una confettura appena fatta. Sono invitanti, profumati e con un bel ricordo che dà tendenza dolce.

La cannella e il pepe nero, che potrebbero contrastarsi l’un l’altro, invece si fondono nell’insieme delle sensazioni bilanciandosi a vicenda. Crea un dualismo che porta vigore, profondità e complessità al finale di olfazione.

Montalbera Laccento 2015

Quando lo sento al palato mi ricorda di essere si amichevole, come dimostrato al naso, ma che vuole, al tempo stesso, arrivare lui stesso al momento dello scherzo. Entra secco ma anche con un deciso tenore alcolico. Si lega bene ad una bellissima morbidezza globale che riesce a stemperarne gli eccessi.

Mi sorprende il tannino perchè da un vino piemontese, per esempio un Barolo o Barbaresco giovane, difficilmente si può credere di trovare un tannino così gentile e delicato. Ma il Ruchè è diverso e dà spazio al tannino che ha un suo ruolo ben preciso nel contesto generale. Riesce a entrare nel palato senza una scivolata a gamba tesa che rischierebbe di rovinare la bella messa in scena.

Il Ruchè mi fa anche salivare in modo piacevole dimostrando di non voler tralasciare nulla al caso. Nemmeno un giusto grado di freschezza che controbilanci il tenore alcolico e una pregevole sapidità che alzai l’asta dell’importanza e della complessità generale.

È GIOVANE MA PROMETTE BENE

Ha un corpo invidiabile e ben definito. All’inizio non ci sarei scommesso ma è questo uno degli aspetti più belli quando si provano cose nuove mai. Ha ancora da stemperarsi, è ancora giovane ma la strada dell’equilibrio non è lontana, mentre è già un campione alla voce intensità. Quella non manca di certo.

Quindi è naturale chiedersi se lasci un bel ricordo in bocca e la risposta è più che affermativa! Sa essere persistente in modo più che valido e, forse, è proprio nel continuum della riproposizione dei frutti, di quel leggero tocco amaricante che arriva appena dopo e del ritorno delle note speziate, per nulla invadenti e fastidiose che trova la sua natura.

Tutto ciò serve per arrivare ad un’armonia di sensazioni non perfettamente raggiunta ma vicina alla soglia d’ingresso del massimo punteggio. Non sarà un vino da dimenticare in cantina per vent’anni o da aprire per il diciottesimo dei figli ma, alla fin fine, chi se ne importa! Beviamolo ora, o tra un paio d’anni, visto che è così bello in tutta la sua onestà, fierezza e sincerità di questo mondo!

PER INFO: SOCIETA’ AGRICOLA MONTALBERA | Sito aziendale

di MORRIS LAZZONI

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28 Gennaio 2017. © Riproduzione riservata